Perché l’influenza ci fa dormire più a lungo

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    Secondo un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, i casi di influenza sarebbero in aumento dall’inizio dell’anno, con 350.000 infezioni accertate solo nella seconda settimana di gennaio e il picco massimo previsto per la fine del mese. Per i pazienti meno gravi il consiglio degli esperti è di affidarsi semplicemente ad un buon riposo: da una parte infatti la sindrome influenzale induce sonnolenza, dall’altra dormire a lungo aiuta a guarire prima. A spiegarci il perché è un nuovo studio della Washington State University, che dimostra come il processo sia regolato da una speciale proteina secreta dal cervello, denominata AcPb. La scoperta, pubblicata sulla rivista Brain, Behavior, and Immunity, potrebbe portare allo sviluppo di nuovi trattamenti antinfluenzali, oltre a una migliore comprensione delle interazioni tra cervello e infezioni polmonari.
    La ricerca è stata condotta su due gruppi di topi, uno dei quali privato del gene che codifica per la proteina AcPb. Gli studiosi americani hanno inoculato in entrambi i gruppi di roditori il virus dell’influenza H1N1, osservando come l’assenza della proteina determini la mancanza di sonno prolungato, tipicamente presente negli animali malati, l’insorgenza di sintomi influenzali più gravi, e una maggiore percentuale di decessi. Secondo James M. Krueger, il coordinatore della ricerca, sarebbe quindi la proteina AcPb, in interazione con l’interleuchina-1, una proteina prodotta dal sistema immunitario in risposta alle infezioni, ad indurre il “sonno guaritore” nei topi colpiti dall’infezione.
    “Sapevamo che il virus influenzale replica nei polmoni, ma abbiamo scoperto che raggiunge anche alcune parti del cervello, causando una reazione antinfiammatoria che coinvolge l’interleuchina-1 e la proteina AcPb. Questa reazione induce il sonno prolungato che aiuta l’organismo a guarire dall’infezione”, spiega Krueger. Secondo il ricercatore una migliore comprensione dei meccanismi molecolari implicati nel processo di guarigione dall’influenza potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie, magari sotto forma di spray nasali che stimolano la produzione di AcPb.

    galileonet.it
     
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