Il falsissimo mito del cervello utilizzato al dieci per cento

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    I neuroni e le cellule cerebrali sarebbero in perenne attività e questo smentirebbe la teoria del sottoutilizzo, comodo però per ragioni di business.

    Alzi la mano chi non ha mai sentito dire che ciascuno di noi sfrutta solo una piccola parte (intorno al 10 per cento) del proprio cervello: la credenza è decisamente planetaria, ma è assolutamente falsa. E se già aleggiava più di qualche sospetto, un team dell’Università di Cambridge ha pensato bene di smentire definitivamente con tanto di studio scientifico quella che definisce una leggenda metropolitana. Anche se è vero che il livello di attenzione e di concentrazione spesso scarseggia e nel futuro probabilmente giocheranno un ruolo cruciale le «medicine intelligenti» per aumentare le prestazioni del cervello. Lo studio britannico dimostra dunque che tutto il cervello è attivo e in uso ininterrottamente: i neuroni e le cellule coinvolte nel pensiero non sono mai completamente inattivi, anzi sono sempre impegnati in qualche compito. Diverse regioni del cervello sono utilizzate addirittura per più funzioni contemporaneamente. Il che renderebbe assolutamente assurda la credenza del 10 per cento, che però può far comodo ad alcune persone, come alibi inattaccabile delle proprie cantonate intellettive.

    Il falso mito al cinema
    Eppure questo falso mito si è diffuso in modo così capillare da essere entrato nel copione di più di un film: ne parla infatti il film Lucy, di Luc Besson nel quale Scarlett Johansson interpreta un personaggio che “impara” a usare tutto il suo cervello, mentre Morgan Freeman è un neuroscienziato che pronuncia appunto la fatidica frase: «Si ritiene che molti esseri umani usino solo il dieci per cento del proprio cervello». Ma il sottoimpiego cerebrale è anche il tema della pellicola Limitless, che parla dell’effetto sconvolgente che una droga misteriosa e potentissima avrebbe sulla vita umana. Il mito secondo il quale mediamente gli esseri umani utilizzano solo il 10 per cento delle proprie facoltà cerebrali sarebbe quindi assolutamente falso e secondo Barbara Sahakian, docente di Neuropsicologia clinica all’Università di Cambridge, «non ha alcun senso». A creare questo falso mito hanno contribuito gli psicologi e molti professionisti del settore poiché in un certo senso l’idea di un tale sottoimpiego del cervello giustifica molte terapie mirate appunto al miglioramento e al potenziamento delle facoltà intellettive. Insomma è un business.
    Un libro all’origine della teoria

    Ma all’origine di quel tipo di pensiero c’è un equivoco sulla modalità di funzionamento cerebrale e soprattutto un libro, uscito nel 1936 e scritto da Dale Carnegie. Il best seller si intitolava How to Win Friends and Influence People, in italiano «come trattare gli altri e farseli amici»: Carnegie, considerato uno dei più grandi esperti di public speaking, vi illustrava una serie di teorie che presupponevano appunto un sottoutilizzo significativo delle facoltà mentali. Secondo un recente sondaggio americano promosso dalla Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research il mito del cervello sfruttato al dieci per cento convince circa il 65 per cento dell’intera popolazione statunitense. Questo non significa però che non sia diffusa la pratica di non sfruttare al massimo le proprie potenzialità: come osserva la stessa Sahakian, a causa del multitasking e della stanchezza spessissimo la gente non usa tutte le facoltà di cui dispone. Questo però è un discorso completamente diverso che non ha nulla di scientifico, ma che richiama semplicemente il buon senso.

    Corriere.it
     
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