Shift 2: Unleashed

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    Sono passati quasi due anni da quando i ragazzi di Slightly Mad Studios hanno preso parte alla reinvenzione del brand Need for Speed, proponendo con Shift un’atmosfera a metà tra la simulazione ed il puro spettacolo. Mentre Criterion svoltava prepotentemente sull’arcade con Hot Pursuit, gli sviluppatori inglesi hanno lavorato duramente per far compiere un definitivo balzo di qualità alla loro esperienza simulativa ibrida, eliminare qualche fronzolo e tutte le idee sviluppate a metà, e compensare così l’assenza dell’effetto novità con un gameplay solido e compiuto.

    Piloti in carriera
    Così come per il primo titolo, il cuore dell’offerta ludica di Shift 2: Unleashed è racchiuso nella modalità Carriera, la quale si propone come una lunga ed articolata sequenza di gare assortite, tenute insieme dalla progressione del giocatore. Già elemento fondamentale del predecessore, quest’ultima è stata ulteriormente raffinata e spogliata di alcuni elementi di fatto superflui, a partire dalla doppia evoluzione possibile per il pilota, completamente eliminata. Al suo posto troviamo una crescita basata sui punti esperienza (PE), i quali verranno naturalmente elargiti di gara in gara sulla base del piazzamento e di alcuni obbiettivi secondari, come un determinato record sul giro o il mantenimento della prima posizione per un certo lasso di tempo. Questa impostazione getta le basi per una progressione molto più chiara e coesa rispetto a quella del predecessore, con un accesso graduale alle auto via via più potenti ed ai campionati iridati. Proprio come nella scorsa stagione si comincia con una gara preliminare a bordo di un’auto predefinita, durante la quale l’intelligenza artificiale si occuperà di elaborare i dati della vostra prestazione e di suggerire conseguentemente un’impostazione per il livello di difficoltà: quest’ultimo si presenta ancora una volta diviso tra realismo del modello di guida ed aggressività degli avversari, più una lunga serie di settaggi di contorno, ad esempio relativi al controllo della trazione o all’ABS. Il risultato della gara preliminare influenzerà inoltre il portafoglio iniziale con cui acquistare la prima modesta quattroruote ed affacciarsi al mondo delle corse Turismo. La progressione offerta dalla nuova Carriera propone una lunga serie di eventi divisi sia per categoria dei mezzi (dalla D alla S, à la Gran Turismo) che per specialità: dalle gare tradizionali si passa infatti al Drifting, alle competizioni riservate alle muscle car o alle auto anni ’80 e ’90, ed alle immancabili endurance. Un’offerta non dissimile da quella vista nel predecessore, tuttavia più ricca di eventi e meglio bilanciata quanto a varietà: a fianco dei campionati in cui si competerà con le auto del proprio garage, gli sviluppatori hanno infatti affiancato un maggior numero di gare “su invito” (sbloccate al progredire dei livelli pilota), nelle quali si gareggerà a bordo di bolidi concessi in prestito dagli sponsor. La partecipazione ad eventi sempre più impegnativi renderà naturalmente necessario far crescere di pari passo il proprio garage, grazie ai soldi in palio per ogni competizione: il denaro potrà essere speso sia per acquistare nuove auto al concessionario, sia presso l’officina di elaborazione, molto arricchita rispetto a quanto visto nel predecessore. Al posto dei kit predefiniti troverete un comparto vario ed articolato, molto più simile per caratteristiche a quanto visto nelle serie simulative per eccellenza: naturalmente, la progressiva elaborazione di un mezzo porterà sia a nuove possibilità quanto a settaggi (sospensioni, freni, rapporti, e così via) sia all’eventuale passaggio di categoria, allungando di fatto la vita dei singoli veicoli. All’elaborazione prestazionale si affiancano diverse possibilità di tuning estetico, grazie ad un comparto anche in questo caso ampliato e migliorato rispetto alla precedente edizione: per quanto i menu si rivelino ancora una volta non molto pratici e flessibili, la quantità e varietà di vinili e vernici concede indubbiamente un buon grado di personalizzazione. Notevole l’offerta del parco macchine: oltre 120 le vetture su licenza, molto ben assortite e differenziate quanto a sensazioni di guida.
    L’ottima longevità offerta dalla Carriera - più di 30 le ore necessarie per completare tutti gli eventi principali e secondari al livello più alto di simulazione - è ulteriormente ampliata dall’integrazione dell’Autolog già visto in Hot Pursuit, e probabilmente destinato all’implementazione in tutti i futuri titoli targati Need for Speed. Strettamente dipendente dalla connessione online e da una lista amici ampia, il sistema permette un’immediata condivisione dei propri risultati e di altri contenuti accessori (come foto, replay e news) con la propria friend list, offrendo ampie chance di lanciare o ricevere sfide immediate al miglior tempo o al piazzamento in un determinato evento. Il valore aggiunto offerto dall’Autolog è notevole, naturalmente solo in caso abbiate disponibilità di un buon numero di amici in possesso di una copia del gioco, con i quali mantenersi in costante contatto e lanciarsi sfide a vicenda, aumentando esponenzialmente la longevità complessiva. Non mancano naturalmente le possibilità per gettarsi nelle classiche gare libere, ma solo con le auto già acquistate durante la Carriera.

    Sensazioni di guida
    I fanatici della pura simulazione siano avvisati: proprio come il predecessore, Shift 2: Unleashed si propone come un’esperienza che tenta di riprodurre le sensazioni provate al volante di una supercar più che un modello di guida strettamente realistico. Va comunque detto che gli sforzi degli sviluppatori si sono rivolti con questo secondo capitolo a stringere i bulloni del modello di guida, enfatizzando l'impatto dei danni ed il peso dei veicoli su strada. Ad esempio, sovrasterzo e sottosterzo vengono restituiti con un maggior realismo ed un diretto feedback sul pad o volante di turno, rendendo inoltre un corretto tuning del veicolo più necessario ed utile che in passato. Ancora lacunosa invece la simulazione della fisica, a volte esagerata nel restituire gli effetti di staccate “al limite”, in altri frangenti troppo permissiva e “medicata”. Un compromesso volto nuovamente a creare una simulazione ibrida, di certo non rigorosa e principalmente votata all’enfatizzazione delle caratteristiche più esaltanti e spettacolari dell’esperienza in pista. Assolutamente degne di nota a questo proposito sono le novità introdotte per la cosiddetta Real Driving Experience: grazie ad una telecamera dinamica interna al casco del pilota, gli sviluppatori sono riusciti a rendere con ancora più enfasi gli stress fisici legati alle alte velocità e conseguente forza centrifuga. Fanno il loro ritorno sfocamenti della visuale, violenti scossoni in seguito agli urti e desaturazione dei colori, affiancati da una completa novità, ovvero uno spostamento dello sguardo dinamico in direzione della curva successiva. Per quanto bisognoso di un po’ di abitudine per essere sfruttato al meglio – soprattutto ad alte velocità – questo espediente permette di eliminare dall’interfaccia la minimappa del tracciato e guidare “all’impronta”, affidandosi esclusivamente alla direzione dello sguardo del pilota per anticipare la successiva svolta. Unita ad una riproduzione dei cruscotti certosina e ad un buon campionamento complessivo dei ruggiti dei bolidi da strada, la nuova Real Driving Experience restituisce sensazioni uniche ed un’immersività mai offerta prima da qualsivoglia titolo corsistico. Restano naturalmente disponibili le classiche visuali esterne e dal cofano, oltre ad una interna non dinamica, ma a nostro parere Shift 2 Unleashed merita di essere vissuto nella sua forma originale, così da offrire un’esperienza unica nel genere. Stessa filosofia vale per il design degli oltre 120 tracciati, spalmati su 35 ambientazioni complessive: i molti circuiti ispirati a controparti originali – naturalmente affiancati da creazioni inedite ad opera del team di sviluppo – presentano diverse licenze poetiche rispetto alle controparti originali sia nella riproduzione dei tracciati sia per quanto riguarda i moltissimi elementi di contorno, spesso enfatizzati. Nel complesso, una simulazione senza dubbio non rigorosa quanto a realismo, eppure eccezionale nel restituire genuini brividi da guida alle alte velocità, senza per questo sacrificare un livello di sfida di tutto rispetto.

    Lotta all’ultima curva
    Se una delle mancanze imputabili al predecessore era senza dubbio una certa permissività anche ai livelli di difficoltà più alti, con Shift 2 Unleshed gli Slightly Mad hanno decisamente spinto l’acceleratore sul livello medio di sfida: disattivando gli aiuti ed impostando l’intelligenza artificiale avversaria in modalità aggressiva si otterrà un’esperienza molto impegnativa e decisamente poco incline a perdonare gli errori. Questo si deve in parte alle ottime routine di guida degli avversari, i quali non rinunceranno a manovre sporche – talvolta finanche avventate – pur di rimanervi sempre col fiato sul collo e sfruttare ogni vostra svista, in parte al rinnovato modello dei danni (disattivabile per i giocatori più casual), il quale trasformerà ogni collisione in un potenziale disastro per la vostra vettura, con la possibilità di perdere pezzi vitali per il prosieguo della gara. La mancanza di una funzione di rewind (ormai piuttosto comune nei titoli di guida, Forza 3 compreso) e le sanzioni per i tagli delle curve rendono l’esperienza nel complesso piuttosto punitiva, costringendo talvolta a ripetere gare impegnative per il classico “errore all’ultima curva”. D’altra parte la scalabilità è ottima, concedendo grazie ai molti aiuti di guida un approccio morbido anche ai piloti meno navigati, i quali gioveranno anche della natura adattiva dell’intelligenza artificiale, tendente a reagire con maggiore o minore aggressività a seconda delle prestazioni in gara.

    Multigiocatore
    Il comparto online di Shift 2: Unleashed presenta diverse novità rispetto a quello del predecessore: alle tradizionali modalità di gara e di battaglia tra due piloti si aggiunge un'originale opzione denominata Raggiungi il Gruppo, che vede un giocatore a bordo di una macchina dalle buone prestazioni cominciare una sorta di inseguimento con una manciata di secondi di vantaggio sugli avversari. Questi ultimi, dotati di mezzi molto meno performanti, dovranno cercare di rimanere nelle posizioni più avanzate fino al raggiungimento della linea del traguardo. Naturalmente, le competizioni online porteranno punti esperienza e denaro utili anche per la Carriera, integrando il multiplayer alla crescita del pilota. Un massimo di 12 giocatori online ed un buon netcode, che durante le nostre prove ha garantito partite stabili ed una buona migrazione dell'host, chiudono il cerchio. Unito alle possibilità offerte dall'Autolog, il comparto online di Shift 2: Unleashed si è dimostrato in grado di fare da ottimo complemento per la Carriera, aumentando ulteriormente la già buona longevità complessiva.

    Comparto tecnico
    Se con il primo Shift i ragazzi di Slightly Mad si erano concentrati più che altro sulle visuali interne, questo sequel ha rappresentato l’occasione per curare il comparto grafico a trecentosessanta gradi. Il risultato è indubbiamente ottimo: le versioni console di Shift 2: Unleashed presentano un livello di dettaglio enormemente aumentato su auto e circuiti, con particolare enfasi su questi ultimi. Il bordo pista è sempre ricchissimo di elementi di contorno – a volte anche più dello stretto necessario – e l’asfalto si presenta costantemente “sporcato” da fogliame, tracce di gomme, polvere e detriti di eventuali incidenti che non mancheranno di alzarsi al vostro passaggio e sporcare il parabrezza. Notevole il lavoro svolto sull’effettistica, con motion blur e lens flare a condire le gare con la giusta dose di gusto hollywoodiano. Semplicemente eccezionale il comparto luci, graziato da un’illuminazione dinamica in grado di regalare tramonti ed albe eccezionali, ma soprattutto gare notturne molto suggestive e senza paragoni nel genere. Aumentato anche il dettaglio sui veicoli, per quanto ancora non eccezionale contribuisce a rendere molto più convincente il modello dei danni, finalmente in grado di mostrare rotture realistiche. Il tutto ben ottimizzato per mantenere i 30 FPS stabili senza imbarazzi di sorta, sia in Carriera che online. Da non trascurare la rinnovata grafica dei menu, che unisce una notevole chiarezza e comodità ad uno stile davvero accattivante, che ben si accompagna ad un comparto audio di qualità, fatto di tracce dall’interessante feeling epico e da un buon campionamento dei rombi dei motori, in grado di cambiare dinamicamente in base al tuning.
     
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