Marijuana: poche evidenze positive dopo l’utilizzo terapeutico del principio attivo

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    Nonostante l’uso terapeutico della marijuana sia legalizzato in 23 stati americani e in molti altri si ipotizza di fare altrettanto, ci sono pochissime evidenze scientifiche che dimostrano la sua efficacia nell’alleviare i sintomi di alcune malattie.

    Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio della University of Bristol, pubblicato sul Journal of the American Medical Association. Lo studio ha valutato i risultati di 79 ricerche precedenti che hanno coinvolto un totale di 6.500 volontari.
    Dai risultati dell’analisi e’ emerso che le evidenze a favore della marijuana sono molto deboli. E’ stata infatti rilevata una debole associazione tra l’uso di cannabinoidi e il trattamento del dolore cronico.

    Ancora piu’ debole gli effetti contro nausea e vomito nei pazienti in chemioterapia, affetti da disturbi del sonno o con la sindrome di Tourette. Di moderata intensita’ sono invece risultati gli effetti contro il trattamento del dolore neuropatico cronico, il cancro e le contrazioni muscolari provocate dalla sclerosi multipla. Al contrario, secondo i ricercatori, sono piu’ forti le evidenze sugli effetti collaterali della marijuana.

    In particolare, i cannabinoidi sono stati associati all'insorgenza di vertigini, secchezza delle fauci, nausea, stanchezza, euforia, vomito, disorientamento, sonnolenza, confusione, perdita di equilibrio e allucinazioni.

    liquidarea.com
     
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