12 cose che (forse) non sai sulla nudità

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    Imbarazzo, pudore, desiderio, provocazione, sfida ... Dalla storia all’evoluzione, dalla politica all’arte, ecco alcune curiosità su un gesto insieme normale e rivoluzionario: spogliarsi e rimanere nudi.

    MENO PELI, PIÙ CERVELLO. Lucy, l’ominide fossile ritrovato in Etiopia e considerato uno dei più antichi nostri antenati, era nuda ma “vestita” di pelliccia. Quand’è che ci siamo ritrovati nudi e basta? E perché? Una possibile ricostruzione è questa: 3 milioni anni fa il clima in Africa diventa più secco, e i nostri antenati Australopitechi devono percorrere distanze maggiori alla ricerca di cibo e acqua, con conseguente rischi di “surriscaldamento” del corpo e soprattutto del cervello. I meno pelosi riuscivano a mantenersi più al fresco, e di conseguenza erano avvantaggiati. Meno pelo avrebbe significato possibilità di un cervello più grande. Nel perdere la pelliccia, insomma, secondo alcuni studiosi di evoluzione, saremmo anche diventati più intelligenti.

    HOMO VESTITUS. Non si sa con esattezza quando abbiamo cominciato a vestirci: potrebbe essere stato tra tre milioni e “appena”170 mila anni fa, data della comparsa dei pidocchi dei vestiti. Sicuramente l’invenzione dell’abbigliamento ha facilitato i primi Homo sapiens nell’uscita dall’Africa, e si suppone che a usare qualche forma di abbigliamento fossero anche i più “barbari” cugini di Neandertal. Però non ci è arrivata alcuna traccia di questi guardaroba primitivi. Le poche testimonianze sono tutte di epoca assai più recente: Ötzi, l’uomo trovato tra i ghiacci delle Alpi, indossava 5mila anni fa una specie di perizoma, gambali e una sopraveste in pelle di capra. A completare il vestito, un berretto di pelliccia d’orso e scarpe imbottite di fibre vegetali, tomaia in pelle di cervo e suola in pelle d’orso.

    IL COMUNE SENSO DEL PUDORE. La BBC ha messo in piedi un esperimento (diventato poi un documentario) per studiare il nostro rapporto con la nudità.
    8 volontari, uomini e donne, perfetti sconosciuti, sono stati chiusi in un appartamento per due giorni, sottoponendosi a varie situazioni: si sono spogliati - da soli o di fronte a un altro di loro - si sono fatti spogliare, hanno a loro volta spogliato o toccato i corpi nudi dei compagni di avventura. Tutto ciò mentre veniva misurato il loro livello di stress. Le donne sono risultate a disagio già mentre si toglievano i vestiti, gli uomini solo quando si sono trovati nudi. Alla fine dell’esperimento, però, c’è anche chi ha accettato di uscire nudo in pubblico. Morale? Il sentimento del pudore ha probabilmente profonde radici biologiche (è lo strumento con cui l’evoluzione scoraggia le relazioni fuori da quella principale?) ma le norme sociali contano, eccome, nell’allentare o rafforzare le inibizioni.

    SCANDALI E REATI. 14 agosto 1971: a Palermo, una turista è in giro con alcune amiche. È Lise Wittrock, di Copenaghen, e indossa una tutina con pantaloncini rosa, capo all’ultima moda. Il pretore Vincenzo Salmeri la vede e trova quella mise scandalosa: chiama i vigili e fa una denuncia ai sensi dell’articolo 726 del codice penale, “Atti contrari alla pubblica decenza”. Quasi contemporaneo – è il 1973 – è il sedere che si mostra provocantemente fasciato nella pubblicità-scandalo dei jeans Jesus. Nel 1977 un tribunale italiano dichiara che non è reato prendere il sole in topless.

    NUDI ALLA METÀ. Si chiamano streaker coloro che corrono senza vestiti in un luogo pubblico. La moda inizia nei college americani a inizio anni ’70, ma una delle prime streaker a salire alla ribalta è Sally Cooper, immortalata nel marzo del 1974 a Londra da un fotografo del Daily Mirror, appena fermata da un poliziotto. Gli streaker si spogliano per sfida o per protesta, dalla cerimonia degli Oscar agli eventi sportivi negli stadi. Il record di partecipazione a un evento di streaker è stato alla University of Georgia: il 7 marzo d1974 hanno corso nudi in 1.543.

    LIBERTÀ DAI VESTITI. Tre gentiluomini inglesi a Bombay si ispirano al poeta e filosofo socialista Edward Carpenter, uno dei primi attivisti del movimento per i diritti degli omosessuali, e si incontrano in segreto senza vestiti. La storia del nudismo inizia da qui, a fine Ottocento Più avanti, in Germania, diventa filosofia di vita e si trasforma in “naturismo”, l’idea di spogliarsi non solo dei vestiti, ma di tutto quello che appare artificioso. Il nazismo ebbe un rapporto controverso: lo proibì, ma per poi dar vita a un’organizzazione nudista di stato. Dopo la guerra ebbe il suo momento di gloria, abbracciato dal movimento hippy. Oggi la causa del nudismo è portata avanti da alcuni solitari attivisti, che rivendicano il diritto di stare nudi in pubblico. Uno su tutti, Vincent Bethell, creatore della campagna Freedom to be yourself

    ANTENNE DRITTE. In test di laboratorio, se un’immagine di nudo passa tra altre in rapida sequenza, le successive vengono ricordate con più difficoltà. La nudità, specialmente se di una persona che corrisponde al nostro orientamento sessuale, attiva una sorta di “autostrada percettiva” che rende più vago e indistinto quello che le sta intorno. Il nudo richiama l’attenzione, e la distoglie da altro. Nell’illusione ottica chiamata “messaggio d’amore dai delfini”, nella foto, riusciamo a scorgere gli animali che guizzano tra i flutti solo in un secondo momento. A colpo d’occhio l’immagine suggerisce solo due corpi avvinghiati in un abbraccio erotico.

    PER PROTESTA. La protesta in topless delle Femen, il movimento femminista nato in Ucraina nel 2008, e sbarcato in Francia con una delle sue fondatrici, Inna Shevchenko, è nata probabilmente per motivi casuali: all’inizio è stato un gesto non programmato, poi si sono alternate azioni in topless e vestite, e infine è diventato la loro bandiera. Ma il loro non è un nudo compiacente, bensì aggressivo, di minaccia e ribellione, probabilmente adottato perché funziona: rende più facile finire sui giornali.

    SPOGLIARELLO DI MASSA. Sono coreografie di corpi umani quelli creati dal fotografo americano Spencer Tunick, utilizzati per creare installazioni artistiche o lanciare messaggi ecologisti. La massa di corpi spogliati diventa quasi un paesaggio astratto, i cui dettagli vengono minuziosamente messi in scena. Per posare nelle foto di Tunick i partecipanti si devono registrare sul suo sito indicando anche la tonalità della loro pelle.

    DI STRAFORO. La moglie è interessata al quadro di fronte nella vetrina, ma il marito allunga l’occhio verso la sensuale figura nuda raffigurata nel dipinto di lato. È uno “sguardo obliquo” che ha dato il nome alla serie di fotografie realizzate da Robert Doisneau, nel 1948: una delle immagini più studiate e commentate nella storia della fotografia. Appostato nella galleria di un amico antiquario, il fotografo francese ha colto le reazioni e le espressioni dei passanti a una donna nuda.

    CORSI E RICORSI PER “LUI”. Per i Greci, il pene ideale doveva essere piccolo e sottile, ma già al tempo dei Romani le “dimensioni” contano e diventano simbolo di potere. Con il cristianesimo, l’organo maschile quasi sparisce dall’arte. Nel 1504, il David di Michelangelo, primo nudo maschile a essere esposto in un luogo pubblico dall’antichità classica, viene preso a sassate. Torna in auge con Leonardo che lo studia e lo disegna da un punto di vista anatomico annotando, quattro secoli prima di Freud, la sua singolare natura: "spesso sembra che questa creatura abbia una vita e un’intelligenza separata".

    CHURCHILL SENZA VELI. «Il primo ministro del Regno Unito non ha nulla da nascondere al presidente degli Stati Uniti». È quanto avrebbe esclamato Winston Churchill quando, in visita alla Casa Bianca, venne sorpreso dal presidente americano Theodore Roosevelt intento a camminare nella sua stanza così come mamma l’aveva fatto, ovviamente con l’immancabile sigaro in bocca. Roosevelt fece per andarsene, ma Churchill lo richiamò senza alcun imbarazzo (o almeno così è passata alla storia), pronunciando la fatidica frase. Nella foto, i due statisti, entrambi vestiti, durante un altro incontro.

    Fonte: Focus
     
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