10 cose che le nuove generazioni vedranno sui libri di scuola

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    Ecco i 10 passaggi che gli studenti posteri leggeranno sui libri di storia, se ancora esisteranno. E siccome non avranno nemmeno una denominazione precisa li chiameranno: “Quelli che passarono…”

    1. Dalla lira all’euro
    Usano gli euro, ma hanno maneggiato le lire per almeno metà della loro vita. Il Natale del 2001 lo ricordano ancora con gli occhi lucidi.

    Un tintinnio nuovo di cinquantatré monete risuona per tutta la casa: è l’euro starter kit disponibile per 25.000 lire e dispensato da banche e poste circa quindici giorni prima dell’introduzione ufficiale dell’euro. La generazione di passaggio ha dovuto fare i conti, nel vero senso della parola, con l’euroconvertitore blu e giallo. Chissà quante volte avrà visualizzato sul calcolatore il numero magico 1.936,27 (lire) che resterà nella storia.

    2. Dal cercapersona al telefono cellulare
    Com’era bello sparire e lasciare gli altri all’immaginazione: “Dove sarà?”, “Che starà facendo?”, “Chissà se è in casa e perché non risponde al telefono?”. Oggi non è più così semplice. Siamo tutti controllati e possiamo controllare tutti grazie (o per colpa) ai telefoni cellulari. La generazione di passaggio guarda con occhio nostalgico il Teledrin, il cercapersona della Sip utilizzato spesso dagli uomini d’affari che inoltrava le chiamate quando si era lontani dal telefono fisso. Sono ormai andati i tempi degli scherzi telefonici anonimi fatti dalla cabina con gettone e scheda telefonica, oggi si fanno con le app dello smartphone.

    3. Dall’enciclopedia a Wikipedia e Google
    Sono ancora lì nella libreria di casa tutti belli ordinati e profumano ancora di tipografia. Sono i libri dell’enciclopedia, una marea di volumi costosissima che ha svuotato le tasche dei nostri genitori. I Millennials hanno vissuto un passaggio epocale e forse anche liberatorio: dagli infiniti pomeriggi a casa per la ricerca di gruppo, si è passati a una ricerca immediata su Google e Wikipedia. Bella la rapidità, ma forse abbiamo la nostalgia dell’approfondimento, della noia della ricerca dove si leggevano interi capitoli monotematici e si finiva per copiare sempre tutto.

    4. Dal borsone al trolley
    I posteri paragoneranno i viaggiatori di passaggio agli italiani emigrati in Germania negli anni Settanta con la valigia di cartone. Sono proprio i borsoni deformati e pesanti come macigni di piombo il simbolo degli spostamenti dei Millennials, li caricavano in spalla assumendo la tipica posizione da mulo e partivano in vacanza, in gita o per lavoro. Oggi le rotelle hanno rivoluzionato i viaggi: siamo passati al trolley. Provate tra qualche anno a proporre ai lettori di libri di storia di portare un borsone in giro, vi dirà che è demodé e lo ritroveremo in vendita su internet come oggetto vintage da collezione.

    5. Dai rapporti di lavoro 1:1 a 1:n
    Posto fisso, questo sconosciuto. L’abbiamo desiderato per tutta la nostra adolescenza, ci hanno fatto sentire l’odore del posto fisso perché molti dei nostri genitori sono stati impiegati e poi? Ci hanno delusi rimbecillendoci con partita Iva, outsourcing, freelance, tutte parole che fanno figo, ma fanno pochi soldi: almeno adesso. La formula lavorativa sta cambiando e se prima si lavorava per un’unica azienda, adesso si svolgono piccole mansioni per varie società. È la nuova logica lavorativa che la generazione di passaggio sta subendo portandosi addosso le conseguenze del cambiamento e dello switch, sia in positivo che in negativo. Quando tutto sarà passato saranno stati i pionieri della nuova tendenza, gli eroi che ce l’hanno fatta. Agli occhi dei genitori, adesso, restano sempre dei morti di fame senza pensione dediti al sollazzo davanti al pc ripagati con la moneta della visibilità.

    6. Dal nastro al digitale
    Quanto pagherebbero i Millennials per riavere un walkman e ascoltare fino allo sfinimento la cassetta dei Nirvana, dei Take That o dei Red Hot Chili Peppers? Forse tanto. Come capiranno i lettori storici l’autoreverse, la cassetta riavvolta con la penna, la cancellazione di un nastro registrando il silenzio? Forse proveranno ad immaginarlo. La generazione di passaggio è saltata, senza nemmeno accorgersene, da VHS e musicassette negli impianti hi-fi, a dvd, mp3, cd, supporti dove i film, la musica, le opere d’arte non riesci più a toccarli con mano.

    7. Dal rullino alla fotocamera
    La stessa cosa è successa con la pellicola. Si è passati dall’attesa della camera oscura per lo sviluppo delle foto, allo scatto immediato del selfie. La cosa più nostalgica che è andata persa in questo passaggio è la spontaneità e la verità, con i nuovi metodi di impressionare le immagini abbiamo l’arma definitiva: l’elimina e riscatta. Tutto favorevole ad ottenere pose plastiche senza vera espressività. Il passaggio ci ha fatto scordare le foto mosse, le espressioni obbrobriose e un sano divertimento nel sorridere riguardando gli scatti.

    8. Dall’attesa all’on demand
    La generazione di passaggio è anche la generazione dell’ ex attesa: aspettare il pomeriggio per vedere i cartoni con Bim Bum Bam, aspettare che su MTV mandassero in rotazione il videoclip preferito, aspettare che la radio mandasse la hit del momento; e dell’on demand allo stesso tempo: voglio vedere un video? Lo cerco su YouTube. Voglio vedere Peppa Pig? Lo cerco su YouTube. Voglio sapere il titolo di una canzone? La catturo con Shazam. L’attesa è finita, oggi tutto è a richiesta e immediatamente conoscibile.

    9. Dal tubo catodico allo schermo piatto
    Scordatevi le immani fatiche per spostare il tubo catodico e far spolverare il mobile della tv dalla mamma, oggi abbiamo lo schermo piatto. I Millennials hanno tirato un sospiro di sollievo quando, in fatto di monitor, la tecnologia si è evoluta: cristalli liquidi e led per uno schermo a prova di sottiletta. I posteri rideranno a crepapelle nel vedere quel tubo enorme che campeggiava nelle case e fotograferanno come un pezzo d’antiquariato i televisori rimasti nelle dimore di qualche bisnonno.

    10. Dal Game Boy al Game Center
    Dal gioco in solitaria alla condivisione di errori e performance deludenti. Chi ha vissuto il passaggio implora ogni giorno il ritorno al Game Boy, mentre è saltato nella ludica piazza virtuale del Game Center a condividere i suoi punteggi giocando con le app. I videogiochi sono l’espressione più alta dei connotati della generazione di passaggio che ha trascorso interi pomeriggi in cameretta a consumare i polpastrelli sui cinque pulsanti del Game Boy ed oggi sfiora uno schermo per giocherellare con le app su tablet o smartphone. I nostri posteri penseranno a quanto siamo stati deficienti a farci venire i calli alle dita quando con il touchscreen poteva essere tutto più semplice.

    Fonte: Wired
     
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