[Racconti Erotici Reali] Ho diciottoanni ed ho sedotto mio zio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. LightNight
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    34

    Mio zio Aldo

    Mi chiamo Antonella e sono una ragazza di 20 anni, alta, rossa di capelli, occhi verdi, una seconda di seno, fianchi rotondi, un bel culetto e delle gambe ben tornite. Dicono tutti che sono molto bella. Da sempre sono attratta da uomini molto maggiori di me, tanto che mi sono pure presa delle cotte per alcuni professori, negli anni passati.

    Vivo con i miei genitori. Mia madre è una professionista, frequenta club esclusivi, mio padre è professore all'università. Ma quello di cui voglio parlarvi è mio zio Aldo, il fratello maggiore di mia madre.

    Mio zio è un bell'uomo, ha 55 anni, alto 1,80, capelli biondi ma quasi bianchi occhi verdi tendenti all'oro, un bel viso. Ha il fisico robusto di uno sportivo. Infatti ha praticato vari sport in gioventù ed ora continua ad allenarsi in palestra almeno un'ora al giorno e gioca a golf tutte le settimane in un circolo locale. Inoltre, veste sempre all'ultima moda, sempre curato, insomma, un figo. E le mie amiche sono da sempre tutte innamorate di lui.

    E' divorziato da oltre 15 anni, vive da solo ma spesso si accompagna con belle donne, a volte pure giovani, anche se ha sempre detto che non sono nulla di serio. Infatti, non le ha mai presentate alla famiglia come fidanzate o altro.

    Fa il consulente e guadagna bene. Abita in una bella villa alla periferia della città. Oltre alla berlina che lui chiama “di rappresentanza”, ha pure alcune macchine d'epoca che restaura e mantiene personalmente, essendo appassionato di meccanica. Va anche spesso in giro con quelle macchine, specie con le spider durante la bella stagione.

    E' sempre stato molto affezionato a me, mi ha sempre fatto dei bei regali per i miei compleanni o quando prendevo dei bei voti a scuola.

    E' un uomo di una notevole cultura, legge un sacco ed in casa ha una libreria con migliaia di volumi, sia classici che moderni. Quando sono cresciuta un po', ha pure iniziato a portarmi a teatro, sia di prosa che lirico.

    All'età 15 anni mi ha pure insegnato a guidare, rendendomi appassionata di macchine quasi quanto lo è lui, passione che i miei genitori non condividono ma accettano. Mi ha pure portato con sé a vedere dei gran premi di macchine e di moto.

    Con le sue macchine spesso partecipa ai concorsi o alle gare per macchine d'epoca. Con il permesso dei miei genitori, ha iniziato a portarmi con sé da quando avevo 16 anni ed un paio di volte sono stata pure eletta come reginetta della manifestazione.

    Quando i miei genitori erano occupati, mi veniva a prendere a scuola per accompagnarmi a qualcuna delle mie attività extrascolastiche. Spesso lo faceva con qualcuna delle sue macchine d'epoca, soprattutto con una spider, il che faceva, ovviamente, morire d'invidia le mie compagne.

    Insomma, mio zio è sempre stato una persona speciale per me. Infatti, quando avevo dei problemi, preferivo confidarmi con lui piuttosto che con mia madre o mio padre, visto che se iniziavo a confidarmi con loro, invariabilmente si finiva con una predica di quelle interminabili. Con mio zio, invece, discutevamo da pari a pari ed i suoi consigli erano sempre azzeccati.

    Di sesso ne avevamo parlato, io e le mie compagne, qualcuna lo aveva pure fatto con qualcuno dei nostri coetanei. Ma, pure se si erano dimostrate entusiaste, avevo capito che c'era una certa dose d'insoddisfazione. Più d'una aveva sofferto nell'essere sverginata, poi questi ragazzi erano irruenti, volevano subito andare al dunque. Non era così che volevo che avvenisse per me, doveva essere una cosa speciale, che avrei dato ad una persona speciale. Fu così che decisi che, essendo mio zio talmente speciale per me, lui sarebbe stato l'uomo che mi avrebbe reso donna.

    L'occasione si presentò al mio diciottesimo compleanno. In quell'occasione, facemmo una gran festa in casa dei miei genitori. C'erano tutti i miei amici e tutti i miei parenti, compreso, ovviamente, mio zio Aldo. Era l'uomo più bello ed affascinante della festa e volli a tutti i costi fare il primo ballo con lui. Fu una cosa emozionante, fra le sue braccia mi sembrava di volare, più che ballare. Lui era bravissimo e mi conduceva splendidamente. Cercai pure di fare anche tutti gli altri balli con lui, ma mi avvertì che avrei dovuto occuparmi anche degli altri invitati per non apparire maleducata e fare delle brutte figure. Appena lo lasciai libero, tutte le mie amiche si misero in fila per ballare con lui. Io ballavo con gli altri ma sentivo delle fitte di gelosia quando prendeva altre donne fra le sue braccia.

    Alla fine, riuscii a ritornare da lui, a ballare nuovamente con lui. Fu una bella serata, a parte la sofferenza quando non ero fra le sue braccia. Alla fine, dopo l'ultimo brindisi, quando se ne andarono tutti e restammo soltanto i parenti stretti, ci sedemmo a conversare in tutto relax.

    -”Sapete, Marina ed io avremmo deciso di fare un bel viaggio per festeggiare i nostri venticinque anni di matrimonio” esordì mio padre.

    -”Ah, bene, e dove andrete ?” chiese lo zio.

    -”Mah, avevamo pensato o le Seychelles oppure Tahiti” rispose mio padre.

    -”Wow, e di Antonella che ne fate ?” fece a sua volta mio zio.

    -”Potrebbe stare da qualcuno di noi” fece mio nonno materno, quasi novantenne.

    -”Mah, non lo so, siete anziani, anche se è grande comunque, prepararle i pranzi, le cene, insomma potrebbe essere pesante. Per un giorno potrebbe andare, ma due settimane ?” fece mia madre.

    -”Potrei stare sola” intervenni io, “Oramai sono maggiorenne”.

    -”Sì, e poi, se invece di studiare ti metti a fare qualche festino con le tue amiche ? No, ci vuole comunque qualcuno che ti controlli” fece mia madre.

    -”Potrebbe venire a stare da me” fece mio zio,”spazio ne ho in abbondanza, problemi di pranzi o pulizie non ci sono perchè ho una donna che le fa per me”

    -”E la tua vita sociale ?” fece mio padre, ridacchiando, “con lei in casa non ti porterai mica le tue donzelle, vero ?”

    -”Per la mia nipotina preferita posso anche fare un paio di settimane di pausa” rispose lo zio, con una risata.

    -”Non hai teatro nei fine settimana ?” chiese sua madre.

    -”Sì, certo, ma la porto con me, come ho già fatto altr volte. Un po' di attività culturali non le faranno male. E poi credi che le piaccia il teatro” rispose. Poi, rivolgendosi a me “E tu, Antonella, cosa dici ? Bisogna sentire anche la tua opinione”.

    -”Oh, sì, vado a stare dallo zio, sì” risposi, entusiasta.

    -”Va bene, allora se per te, fratello mio, non ci sono problemi, quelle due settimane potrà stare da te. Guarda che studi però, perchè è l'anno della matura e si deve impegnare fin dall'inizio” fece mia madre.

    -”Lo so, la controllerò e l'interrogherò, non preoccuparti. Ci tengo quasi quanto te a che vada bene a scuola” rispose.

    Ovviamente, appena deciso data e tutto il resto, io iniziai a prendere le pillole anticoncezionali, calcolando pure le date dei cicli, per essere pronta per quando sarei rimasta sola con lui.

    E così, quando per i miei genitori giunse il momento della partenza, un sabato mattina verso la fine di settembre, io e lui li accompagnammo all'aeroporto. Ora era arrivato il mio momento, avrei avuto due settimane da sola con mio zio, in casa sua.

    Dopo che i miei furono partiti, ritornammo a casa mia, a prendere i miei vestiti ed una cassa con i libri, i quaderni, il mio pc e tutto quello che mi sarebbe servito durante quelle due settimane ed andammo a casa sua.

    Mi fece sistemare in una stanza bella grande, proprio a fianco della sua camera da letto. Avevo pure un bagno tutto per me. Mi diede una mano a sistemare le mie cose. Ad un certo punto, mentre mi passava la biancheria, vide un completino sexy che avevo preso pensando a lui. Lo guardò perplesso perchè consisteva in un reggiseno nero trasparente ed un perizomino minuscolo e trasparente con solo un filino nel posteriore.

    -”Alquanto osé” fu il suo commento.

    -”Ti piace ?” chiesi.

    -”Non è male”

    -”Vuoi che lo metta per te ?” chiesi, speranzosa.

    -”E' meglio che lo metta via” mi disse, invece.

    Alla fine, io rimasi in camera mentre lui andava a preparare il pranzo. Mi cambiai, vestendomi in modo da provocarlo. Mi misi una leggera maglietta corta che giungeva appena sotto il mio piccolo seno e molto aderente e dei calzoncini alquanto ridotti, a vita bassa, senza reggiseno ne mutandine, e scesi. Quando arrivai trovai già tutto pronto, mentre lui stava per venire a chiamarmi. Quando mi vide rimase per un attimo come imbambolato, ma si riprese immediatamente, senza dire nulla.

    Finito di mangiare, andammo in salotto e lui si sedette sul divano, accendendo la tv per guardare il telegiornale. Io mi sedetti al suo fianco, attaccata a lui, le gambe sotto di me. Ad un certo punto, presi il suo braccio e me lo portai attorno alle spalle e misi la mia testa sul suo petto. Tenevo la sua mano fra le mie, poi, con fare casuale, me la appoggiai su una delle mie tettine. Avevo i capezzoli turgidi per queste mie manovre e non potè non sentirlo ma lasciò la mano lì, ferma, senza fare nulla. Allora gli appoggiai una mano sulla gamba. Vidi che aveva un'erezione, ma non reagì. Avvicinai la mia mano al bulbo che vedevo. Mi mise l'altra mano sulla mia per fermarmi e mi guardò.

    -”Cosa vuoi fare ?” mi chiese, guardandomi fisso negli occhi.

    -”Zio, voglio fare l'amore con te” dissi, abbassando gli occhi e diventando rossa.

    -”Piccola mia, lo sai che non si può. Tu sei la mia nipotina preferita, anche se sei l'unica” disse, sorridendomi, “ma non possiamo fare l'amore. Sarebbe incesto”.

    -”Lo so, zio, ma voglio che tu sia il mio primo uomo” insistei.

    -”Non si può. Per favore, non insistere”

    Io saltai su, mi levai la maglietta, i calzoncini e rimasi nuda davanti a lui.

    -”Ecco, non sono abbastanza per te? Sono forse peggio delle tue donne ?” urlai, sconsolata, piangendo, e corsi via, rifugiandomi nella mia camera.

    Dopo un po', lui mi raggiunse. Io ero stesa, nuda, sul letto e singhiozzavo sconsolatamente. Si sedette al mio fianco e mi posò una mano su una spalla. La sua mano era calda, la sentivo scottare sulla mia pelle. Quel contatto mi diede una sensazione che non saprei spiegare ma mi eccitai.

    -”Amore mio, ti prego, non piangere, mi fai star male” disse, soavemente, mentre io continuavo a singhiozzare disperatamente.

    Mi alzai, sempre piangendo, e gli gettai le braccia al collo, nascondendo la mia faccia contro la sua spalla. Lui mi strinse delicatamente a sé. Io mi misi a cavalcioni su di lui, stringendomi a lui con tutte le mie forze. Sotto il mio culetto, sentii che a lui veniva un'erezione notevole, il suo pene rigido spingeva sotto di me e, in mezzo alle lacrime, mi venne da sorridere. Ma allora non era indifferente al mio corpo. Allora iniziai a muovere il bacino sopra quel suo grosso affare duro. Io ero eccitatissima, sentivo un caldo pazzesco alla mia patatina, ero affannata, ma lui iniziò ad avere il respiro più accelerato. Ad un certo punto, mi strinse di più a sé e mi fermò.

    -”Lo vuoi proprio ?” mi sussurrò all'orecchio, sempre tenendomi stretta contro il suo corpo.

    -”Sì” risposi in un sussurro. Avevo vinto.

    Lui, sempre tenendomi stretta, si alzò e mi portò in camera sua, mi posò delicatamente sul suo letto e si stese vicino a me, ancora vestito.

    Mi fece mettere a pancia in giù, le braccia distese verso l'alto, ed iniziò ad accarezzarmi delicatamente e lentamente. I suoi polpastrelli sfioravano appena la mia pelle. Il suo tocco mi dava i brividi. Iniziò ad accarezzarmi le bracia, la schiena, percorse la mia schiena più volte su e giù, sfiorandomi appena, indugiò sulle mie chiappette, mi accarezzò le gambe fino a i piedi per poi risalire, sempre molto lentamente, lungo l'interno delle cosce. Io aprii le gambe per facilitargli il compito ma non mi sfiorò neppure la passerina.

    Poi, senza fermarsi, e mentre continuava ad accarezzarmi, iniziò a baciarmi, a sfiorarmi la pelle con le labbra. Io mi sentivo bruciare dentro, respiravo affannosamente, stavo per raggiungere quasi un orgasmo, da quanto mi stava facendo godere, la mia micetta era un lago e non vedevo l'ora di prendere il suo membro dentro di me. Ma lui, niente, semplicemente continuava ad accarezzarmi e baciarmi dolcemente. Dopo un tempo che per certi versi mi sembrò infinito e per altri, soltanto un istante, mi fece voltare ed iniziò lo stesso trattamento sul davanti.

    Iniziò ad accarezzarmi il viso, le labbra, le orecchie il collo, il petto, indugiò a lungo sui miei seni e sui miei bottoncini rosa, Mi accarezzò le braccia, le mani, il pancino, sfiorò appena in mio monte di venere, poi le gambe, fino ai piedi. Si inginocchiò fra le mi gambe ed iniziò a baciarmi i piedi, le gambe, mi posò un bacio delicato sul ciuffo rosso che contorna la mia patatina. Mi baciò il pancino, l'ombelico, le tettine, mi succhiò delicatamente i capezzoli, oramai duri come il marmo. Infine arrivò al viso e mi baciò delicatamente tutto il viso, mi chiuse gli occhi con i suoi baci ed infine posò dolcemente le sie labbra sulle mie. Io ero in estasi. Poi, si staccò da me.

    -”Ora tu” mi sussurrò, mentre si stendeva.

    A quel punto, mi inginocchiai al suo fianco ed inizia a spogliarlo, gli sbottonai e gli tolsi i pantaloni, la maglietta, aiutata da lui che, ovviamente, sollevava il corpo per aiutarmi. Infine, gli levai i boxer ed il suo pene svettò in alto come un obelisco. Non potei fare a meno di prenderlo fra le mie mani ed iniziare ad accarezzarlo.

    -”Dopo” disse, piano.

    Al che, dopo averlo denudato, iniziai a fare a lui quello che lui aveva fatto a me prima, gli carezzai il corpo, lo baciai, gli leccai i capezzoli, ma aggiunsi qualcosa : iniziai ad accarezzarlo con le mie tettine, a sfiorarlo con i capelli, a baciarlo e leccarlo, stando a cavalcioni su di lui. Gli carezzai l'uccello e lo strinsi, poco, nel mio piccolo seno, gli baciai il glande.

    Poi, mi fece nuovamente stendere al suo fianco, s'inginocchiò fra le mie gambe ed iniziò a leccarmi la passerina, ad infilare la sua lingua dentro a succhiarmi il clitoride mentre con le dita mi apriva le labbra della patatina, infilandomene uno dentro per un po'. Io venni con un mugolio di piacere. Mi stava facendo toccare delle vette di godimento che non avevo mai raggiunto prima, né toccandomi da sola né lesbicando un po' con le mie compagne.

    Poi si alzò, si puntellò sulle braccia, mi fece aprire di più le gambe e piegare le ginocchia, e mi puntò il suo membro all'ingresso della mia micetta, guardandomi negli occhi. Con una mano lo guidai mentre assentivo con un gesto della testa. Iniziò a spingere delicatamente, mentre il suo bastone mi allargava poco alla volta le pareti della patatina. Ero talmente bagnata che scivolava senza fatica dentro di me. Quando sentì il primo ostacolo, il mio imene intatto, si fermò. Io assentii ancora e lui riprese a spingere. Diede un piccola spinta decisa e l'imene si ruppe, ma io non sentii quasi dolore. Feci soltanto una piccola smorfia. Lui si fermò immediatamente.

    -”Continua, ti prego” dissi.

    Allora lui spinse decisamente fino ad arrivare in fondo, fino all'utero. Fu una sensazione incredibile, mi sentivo piena, la mia vagina pulsava. Il piacere annullò ogni altra cosa. Lui pian piano iniziò a muoversi su e giù, lentamente, dolcemente. Io mi aggrappai al suo collo e mi issai, mentre lui abbassava la testa e ci baciammo, Lo baciai appassionatamente.

    -”Oh, sìììììììììììììì, è meraviglioso” iniziai a dire, mentre lui andava su e giù, lentamente con degli affondi lunghi e decisi. Lo tirava quasi del tutto fuori e poi, lentamente, affondava fino a schiacciarmi l'utero.

    -“Ohhhh, ancoraaaaaaa, non ti fermare, sìììììììììììììììììì” dicevo in continuazione. E venni ancora ed ancora.

    -”Vienimi dentro” dissi, ad un certo punto, “prendo la pillola”

    Lui continuò ad andare avanti ancora per un bel po'. Infine, lo sentii irrigidirsi e poi lo sentii scaricarsi dentro di me, riempirmi con il suo sperma caldo, mentre la mia patatina pulsava, come a svuotarlo per bene. Poi, sfilò il suo membro dalla mia passerina, lasciandomi come un senso di vuoto, e si stese al mio fianco, stanco. Io ero felice, era stata una cosa splendida, meravigliosa. Non potei trattenermi dal buttarmi su di lui ed iniziai a baciarlo, la faccia, il petto. Infine, mi abbracciò e ci scambiammo un lungo bacio appassionato. Rimanemmo stesi, abbracciati a guardarci per un bel po'.

    Nel frattempo si era fatta sera. Senza accorgercene, eravamo stati a fare l'amore per alcune ore !

    Senza dire nulla, lo zio si alzò e mi tese la mano. Mi alzai e lo abbracciai ancora, mi strinsi a lui e lo baciai. Infine, andammo in bagno e ci facemmo una doccia, sempre baciandoci e carezzandoci. Infine ritornammo in camera a rifare il letto, sporco pure del mio sangue. Dopo aver messo le lenzuola sporche in lavatrice, ci rivestimmo ed andammo a cena in un localino carino dove si cenava a lume di candela. Dovevano conoscere bene mio zio, visto il trattamento che ci riservarono.

    -”Le porti tutte qui, le tue conquiste?” chiesi, ridacchiando.

    -”Sì, ma soltanto per un motivo” rispose, ridendo anche lui, “perchè si mangia molto bene e si sta tranquilli”.

    -”Allora mi devo considerare una tua conquista ?”

    -”Penso che stavolta sia alla rovescia, io sono una TUA conquista” rispose, sempre ridendo.

    Dopocena, andammo a fare una passeggiata sul lungomare. Io gli stavo appesa ad un braccio ed appiccicata come un'ostrica. Era bello stare con lui, mi sentivo felice, ero stata sua ed era stata una cosa splendida. Dopo un po', riprendemmo la macchina e ritornammo a casa sua.

    Una volta arrivati, andammo dritti in camera da letto ma, prima che lui potesse fare qualunque cosa, o feci sedere sulla poltrona che teneva in camera, dicendogli di non muoversi. Poi, lentamente, improvvisai uno spogliarello sexy per lui, fino a rimanere completamente nuda. Ero inesperta, ma dovevo essere eccitante, visto che il membro gli divenne subito turgido, tendendogli i pantaloni sull'inguine.

    Lui fece per alzarsi, ma lo fermai con un gesto, poi mi avvicinai a lui ed inizia a spogliarlo. Per prima cosa, m'inginocchiai davanti a lui e gli levai le scarpe ed i calzini, poi, gli sbottonai i pantaloni e glieli levai, mentre il suo meraviglioso pene spingeva dentro i boxer. Poi gli abbassai i boxer e l'oggetto del mio desiderio e del mio piacere saltò su come una molla. Lo presi fra le mie mani e lo carezzai delicatamente, lo baciai sulla punta ma poi alzai per levargli la maglietta, lasciandolo finalmente nudo.

    Vedendo il suo pene ritto mi venne voglia di sedermi in grembo a mio zio e di prenderlo tutto dentro. Ma mi trattenni. Invece, presi mio zio per mano e lo feci stendere prono. Poi, iniziai a massaggiargli lentamente e dolcemente con le mie tettine sode la sua schiena, poi i glutei le gambe. Lo feci girare e continuai con il lento massaggio erotico. Il suo membro era ritto, duro come il marmo, ma mia patatina era un lago.

    Quando finii di massaggiarlo tutto, iniziai a baciarlo, fino a prendergli in bocca l'oggetto del mio desiderio. Gli baciai il membri, lo succhiai, leccai il glande, che era diventato violaceo. Poi, piano, portai il mio bacino sopra di lui, presi il suo cazzo e lo indirizzai alla mia passerina e mi abbassai lentamente su di lui. Quando i nostri inguini si toccarono, mi sembrava di essere talmente piena che il suo uccello mi sarebbe uscito dalla gola.

    Iniziai a muovermi lentamente avanti ed indietro con il bacino. Il grosso fallo di mio zio mi riempiva tutta e mi fregava sulle pareti della vagina. Iniziai allora ad andare pure su e giù. Le sensazioni che sentivo erano incredibili, lo sfregamento, la sensazione di riempimento, erano da sballo e venni, venni in modo inaspettato e violento. Ma lui non mi lasciò fermare, continuò a farmi muovere ed io iniziai a godere in modo incontrollato e continuo. Il mio orgasmo sembrava non finire più, fine a che mi accasciai, esausta, sul suo petto, la vagina che pulsava in modo incontrollato, ansimavo.

    Lui mi abbracciò, agganciò le mie gambe con le sue e ci voltò con un movimento fluido, rimanendo sopra di me, sempre con il suo uccellone saldamente piantato nella mia patatina. Si sollevò un po', puntellandosi sui gomiti mentre mi teneva abbracciata a lui, ed iniziò a muoversi con lenti e profondi movimenti, su e giù, dentro fino in fondo e poi quasi completamente fuori. Io venni ancora ed ancora. Persi il conto degli orgasmi. Infine, si sfilò da me, lasciandomi come un senso di vuoto, mi fece voltare, mettendomi un cuscino sotto il pancino e mi penetrò da dietro, affondando nuovamente nella mia patatina bollente.

    Una volta dentro riprese a muoversi lentamente fino a venire lui pure riempiendomi del suo sperma. Rimase per un po', poi si sfilò e si stese al mio fianco. Io presi velocemente dei fazzolettini di carta e mi tamponai la patatina, per evitare di sporcare tutto, poi mi abbassai su di lui e gli ripulii il pene con la lingua. Il suo seme aveva un sapore leggermente acidulo ed un po' salato, ma mi piacque, così gli presi l'uccello in bocca e lo pulii per bene.

    Quando ci riprendemmo, andammo in bagno a farci un bidet e poi ritornammo a letto, dove ci addormentammo abbracciati, ovviamente nudi.

    Capitolo 2 – Due settimane da sogno

    La domenica, quando mi svegliai, ero sola a letto. Mi alzai così com'ero, nuda, e scesi al pianterreno della villa. Lì trovai lo zio Aldo in cucina, che stava preparando la colazione. Scalza com'ero non feci alcun rumore cosicché lui non si accorse del mio arrivo. Indossava soltanto un paio di calzoncini corti. Lo guardai per un po', la sua schiena ampia, braccia e gambe forti, poi, lentamente, mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, schiacciandomi contro la sua schiena. Mi prese le mani e le baciò, poi si voltò e mi abbracciò a sua volta, baciandomi sulle labbra molto delicatamente.

    -”Vatti a mettere qualcosa, altrimenti ti becchi un raffreddore”, mi disse, dandomi una pacca sul sederino.

    Quando ritornai in cucina dopo aver indossato una maglietta che però lasciava scoperti culetto e patatina, vidi aveva apparecchiato tutto e mi stava aspettando con il caffè fumante, le brioches calde. Cercai di sedermi in braccio a lui ma mi indicò di sedermi al suo fianco, cosa che feci.

    -”Senti, signorinella bella, ieri è stata una giornata speciale, hai marinato la scuola per accompagnare i tuoi genitori, ma ora devi chiamare i tuoi compagni per farti dire cosa c'è studiare e se ci sono compiti” iniziò a dire, dopo finimmo la colazione.

    -”Ma zio ...” cercai di dire ma mi interruppe subito.

    -”Non ci sono ma che tengano. Devi studiare, altrimenti se rimani indietro dopo è più faticoso recuperare” mi interruppe, “ora ti lavi, ti vesti in modo da non farmi eccitare troppo, e ti metti a studiare. Poi, ricorda che oggi pomeriggio abbiamo teatro”.

    -”Sì, zio” feci, rassegnata.

    Andai a farmi la doccia, mi vestii con una tutina leggera e poi andai in camera mia a darmi da fare per lo studio. Lo zio venne un paio di volte a vedere cosa facevo ed ogni volta, dopo avermi visto intenta a studiar mi diede un bacio e ritornò alle sue occupazioni. Verso l'una lo zio mi chiamò per pranzare. Finito di mangiare e dopo un poco di relax ascoltando musica e conversando, ritornai a studiare. Quando finii, era ormai giunta ora di prepararsi per andare a teatro. Quel pomeriggio il programma prevedeva la quarta sinfonia di Brahms ed il concerto per violino di Mendelssohn.

    Mi vestii elegantemente, con una maglia un po' scollata, una gonna lunga fino a metà polpaccio, sandali neri con tacco di media altezza. Sotto, mi ero messa il completino sexy che avevo comperato pensando allo zio. Lo zio, invece, indossava un completo grigio, camicia bianca, ma senza cravatta (lui le odia, dice che si sente imprigionato). A teatro ci accomodammo al suo palco. Lui dice che lo tiene perchè così può portare chi vuole ma secondo me lo fa più per snobismo che altro. Comunque, il concerto fu molto bello. Soprattutto, il concerto per violino di Mendelssohn, così struggente negli assoli di violino.

    Dopo teatro, andammo a cenare in un ristorante in riva al mare ed infine arrivammo a casa. Durante il tragitto in macchina, lui mi mise una mano su una gamba mentre io mi appoggiavo con la testa sulla sua spalla.

    Arrivati a casa, andammo subito in camera da letto, dove mi levai tutto, rimanendo in reggiseno e mutandine sexy. Nel frattempo, lo zio si era spogliato, rimanendo soltanto con i boxer, ed aveva messo via il vestiti nella cabina armadio a fianco della camera da letto. Quando rientrò mi vide e rimase immobile a bocca aperta, con il suo pisellone che iniziava a risvegliarsi. Io feci un paio di giravolte, affinché mi vedesse bene. Si riprese immediatamente e si avvicinò lentamente a me, prendendomi fra le braccia.

    -”Wow, che fanciulla sexy che ho accanto a me” disse, “Avessi saputo quello che avevi sotto, ti avrei spogliato molto prima, ma forse è meglio così, altrimenti non sarei neppure stato capace di ascoltare il concerto” aggiunse poi, ridendo.

    -”Sono contenta che ti piaccia, feci, a mia volta, “l'avevo comperato pensando a te”.

    Ci baciammo, prima dolcemente poi sempre più appassionatamente, infine ci levammo le ultime cose vicendevolmente e ci sdraiammo sul letto. Lui iniziò ad accarezzarmi in quel modo che già mi aveva fatto impazzire il giorno prima, il suo tocco mi scottava, la patatina mi si stava allagando, iniziai a non capire più nulla e mugolare dal piacere che mi davano le sue mani. Quando poi iniziò a baciarmi, leccarmi, succhiarmi i capezzoli, il clitoride, inserire la lingua nella mia passerina, venni in un orgasmo bellissimo.

    Allora salì su di me, si posizionò fra le mie gambe e mi penetrò delicatamente. Non vedevo l'ora di prendere qual suo meraviglioso membro tutto dentro di me ed esplosi in un altro orgasmo. Stette fermo, a godersi le contrazioni della mi vagina attorno al suo cazzone. Poi, pian piano, iniziò a muoversi su e giù, con dei lunghi e lenti affondi. Io godevo, mugolavo, urlavo, era una cosa sconvolgente. Poi, pian piano, inizia a sincronizzare i miei movimenti con i suoi. E la cosa mi fece godere ancora di più. Oramai era un orgasmo continuo. Non so quanto andammo avanti ma ad un certo punto, mentre ero aggrappata a lui, lo sentii irrigidirsi, gli venne la pelle d'oca sulla schiena e poi mi sentii allagare la patatina del suo sperma. Iniziai a contrarre la patatina per mungerlo per bene. Infine, quando il suo pene si sgonfiò, uscì da me e si stese al mio fianco, respirando in modo alquanto affannoso.

    Quando ci riprendemmo, andammo a lavarci e poi ci coricammo nuovamente, sempre nudi. Io mi appiccicai a lui e mi addormentai così.

    Al mattino seguente, dovendo io andare a scuola e lui al suo lavoro, ci alzammo presto, ci lavammo, facemmo colazione, ci vestimmo e poi, ognuno con la propria macchina (mi avevano regalato una 500 cabrio per il mio diciottesimo compleanno con una colletta fra tutti i parenti), andammo via. Quando ritornai a casa sua, vidi che la sua colf mi aveva preparato il pranzo su sue indicazioni. Finito di pranzare mi misi a studiare.

    Lo zio ritornò a casa verso sera. Quando lo sentii arrivare gli corsi incontro, lo abbracciai e lo baciai. Poi, dopo essersi cambiato ed avere indossato una tuta, lo zio venne da me a controllare se avevo studiato. M'interrogò, mi chiese notizie della scuola e, quando si ritenne soddisfatto, andò a preparare la cena. Io lo seguii ed iniziai a chiedergli della sua giornata, del suo lavoro. Mentre era indaffarato fra fornelli, frigo, ed altro, iniziò a ridere.

    -”Mi sembri una moglie” fu il suo commento, “dai, prepara la tavola che è quasi pronto”.

    -”Che male c'è” dissi, “adesso potremmo vivere come marito e moglie per un paio di settimane”.

    -”Preferisco considerarti come amante, moglie è troppo impegnativo, soprattutto per te”.

    -”Perchè ?”

    -”Sei troppo giovane per impegnarti, devi vivere la tua vita, conoscere il mondo, altrimenti, poi, penserai sempre che ti è mancato qualcosa e non sarai soddisfatta della tua vita”.

    A fine cena, dopo aver rassettato la cucina, andammo in salotto. Quando lui si sedette sulla sua poltrona preferita, una Bergère antica fatta restaurare da lui, io mi sedetti sulle sue ginocchia, le gambe raccolte sotto di me, la testa appoggiata sulla sua spalla, mentre lui mi teneva con un braccio. Facevo le fusa come una gattina.

    -”Mmmm, che bello è stare così, in braccio a te, zione”.

    -”Sei una piccola viziata” fece lui, con un sorriso.

    -”Mi piace essere viziata da te”, dissi, dandogli un bacio, “ho tanta voglia di fare l'amore con te”.

    Dopo ancora un pochino di coccole, mi alzai e lo tirai su, quasi trascinandolo verso la sua camera da letto, mentre lui mi seguiva, facendo finta di essere riluttante, ma sorridendomi. Appena arrivati in camera iniziai a spogliarlo, aprendogli prima la giacca della tuta e poi abbassandogli i pantaloni, per liberare il suo pene, che aveva reagito alla grande. Sotto non indossava nulla. Lui mi sfilò la maglietta e mi abbassò i calzoncini. Nemmeno io indossavo intimo.

    Quando fummo nudi, mi attirò a sé, mi baciò e poi, ridendo, mi diede uno spintone che mi fece cadere sul letto. Presi a ridere anch'io a più non posso. Lui fece come per lanciarsi su di me. Alla fine ci stendemmo fronteggiandoci, abbracciati, ed iniziammo a baciarci, mentre lui mi carezzava la schiena con quelle sue mani. Io gli misi una gamba sopra le sue. Alla fine, quando finimmo di baciarci, eravamo tutti e due senza fiato.

    Prima che potesse reagire, lo feci stendere supino e mi misi a cavalcioni sopra di lui. Iniziai a baciarlo, ad accarezzalo, e massaggiarlo con le mie tettine su tutto il corpo, gli massaggiai il pene, lo leccai. Poi mi misi in posizione di 69 con il suo bell'uccellone ritto, tutto dentro la mia bocca, mentre lui iniziava a leccarmi la passerina allagata. Mi toccava, mi carezzava il culetto, mi mise un dito nel buchino e la lingua dentro alla mia micetta miagolante. Era una sensazione strana, quell'intruso nel mio culetto vergine, ma mi piaceva tanto che alla fine, con quel trattamento ai miei due buchini, alla fine venni.

    Poi, mi alzai e così com'ero, andai gattoni verso il suo inguine e m'impalai, dandogli la schiena, mentre mi appoggiavo sulle sue ginocchia. Iniziai ad andare su e giù mentre lui da dietro mi solleticava il culetto, inserendomi ogni tanto un dito nel buchino. Quando venni, mi fece stendere, mi fece sollevare le gambe unite, s'inginocchiò davanti a me, mi sollevò il bacino, facendomi appoggiare il culetto sulle sue gambe e mi penetrò così. Fu una cosa fantastica, mi stimolava le pareti della vagina talmente forte che venni quasi subito, allora si fece cingere le anche con le mie gambe, e si sollevò, tenendomi i fianchi sollevati dal letto. Si muoveva delicatamente, penetrandomi talmente fino in fondo che venni nuovamente. Infine, sempre in ginocchio, mi fece mettere le gambe sopra le sue spalle e prese ad affondare lentamente i colpi, fino a che venimmo tutti e due.

    Poi giacemmo esausti, fianco a fianco, tenendoci per mano, fino a riprendere fiato. Alla fine, ci lavammo sul bidet e poi ci coricammo, addormentandoci subito.

    Questa fu la nostra routine per tutta la settimana, salvo che ogni giorno mi faceva provare delle posizioni nuove. Ed ogni volta godevo da matti. Al mattino andavo a scuola, al pomeriggio studiavo, la notte facevamo l'amore in modo dolce ed appassionato.

    Il sabato, al ritorno da scuola, lo trovai a casa. Quando lo vidi, lasciai cadere tutto e mi slanciai verso di lui, gettandogli le braccia al collo, mi avvinghiai con le gambe ai suoi fianchi mentre lui mi teneva stretta, e lo baciai a lungo. Quando mi stancai di stare in quella posizione, mi feci mettere giù.

    Durante il pranzo gli raccontai la mia giornata, del fatto che mi avevano interrogato di matematica, che avevamo avuto un compito di latino, che un paio di compagni mi avevano invitato ad uscire ma che avevo rifiutato. Lui, nel contempo, m'informò che quella sera avevamo teatro. Ci sarebbe stato uno spettacolo musicale fuori abbonamento e mi chiese se mi sarebbe piaciuto andarci.

    -”Con te andrei anche in capo al mondo” esclamai. Lui mi diede dell'esagerata. Comunque, decidemmo di andarci. Alla fine del pranzo, mi disse di andare su a mettermi comoda, che lui avrebbe riordinato e fatto partire la lavastoviglie.

    Io mi diressi senza indugiare verso la sua camera da letto, dove mi spogliai e mi stesi ad aspettarlo, in una posa degna della Maja Desnuda di Goya. Quando lo zio Aldo arrivò in camera e mi vide, tirò fuori il cellulare e mi fece una serie di fotografie.

    Poi si spogliò e si stese al mio fianco. Iniziammo ad accarezzarci dolcemente. Quando lui mi toccava mi sentivo bruciare, le sue carezze erano leggere ma da come mi solleticava i punto erogeni avevano una carica erotica che mi faceva impazzire. Poi lui, iniziò a leccarmi, lentamente, delicatamente, il collo, il seno, mi dava colpetti con la lingua, tracciava come dei disegni sul mio corpo. Quando arrivò nei dintorni della mia patatina, oramai avevo perso la cognizione di quello che avveniva, volevo solo essere toccata, baciata penetrata. Ebbi addirittura un orgasmo sotto quelle carezze erotiche.

    Dopo un tempo che mi parve infinito, infine lo zio si posizionò fra le mie gambe, prese le mie gambe e se le posizionò sulle spalle, mi punto il pene all'entrata della mia patatina e pian piano, delicatamente entrò in me fino in fondo. Poi, iniziò ad andare avanti indietro lentamente. Io eccitata com'ero, iniziai ad avere un orgasmo continuo, ululavo dal piacere mentre lui si muoveva lentamente dentro di me. Cambiammo più volte posizione ed ogni volta il piacere era più intenso.

    Alla fine si stese su di me, mi abbracciò e con un movimento fluido, mi ritrovai sopra di lui, il suo bel pisellone sempre ben piantato nella mia micetta. Iniziai ad andare sue giù, prima lentamente, mentre muovevo il bacino avanti ed indietro di quel tanto che me lo permetteva l'obelisco che mi riempiva. Era stupendo, quel bel palo che sfregava le pareti della mia passerina mi fece venire più volte. Infine, lo zio venne anche lui, riempiendomi del suo succo caldo.

    Mi accasciai sfinita su di lui. Lui, poi, era tutto sudato ed ansimava. Mi tenne abbracciata distesa sul suo petto per un bel pezzo, fino a che mi ripresi. Poi, delicatamente, si girò su un fianco e mi lasciò, per andare in bagno. Lo sentii che riempiva la vasca, una bella Jacuzzi a 2 piazze, dove dopo rimanemmo a farci cullare dalle bollicine.

    Nel frattempo si era fatto quasi sera per cui uscimmo dalla vasca e ci vestimmo per andare a teatro. Io indossai un abito lungo, scollato sulla schiena ma accollato sul davanti, molto leggero e molto aderente, con uno scialle per coprirmi le spalle. Ai piedi dei sandaletti con tacco non troppo alto. Ovviamente, per non far vedere i segni, non indossai intimo. Lui, invece, indossava una giacca blu, calzoni grigi ed una camicia azzurra aperta sul collo.

    Quando arrivammo, iniziarono a guardaci tutti. Lui incrociò più di qualche cliente, io riconobbi alcuni amici dei miei genitori. Ci guardavano tutti, chi con ammirazione, chi con invidia. Mi accompagnò al suo palco e poi mi disse che doveva andare a salutare qualcuno. Ritornò dopo meno di 5 minuti, ridendo quasi a crepapelle.

    -”Sai” mi fece, sottovoce all'orecchio, “ho dovuto presentare i miei omaggi ad un cliente con il quale ho in ballo consulenze per un sacco di soldi. E mi ha chiesto se ti presentavo a lui, che voleva conoscere la mia giovane amante. Dovevi vedere la faccia che ha fatto quando gli ho detto che sei la figlia di mia sorella”

    -”Ma amanti lo siamo comunque” risposi, anch'io molto sottovoce, ridendo anch'io.

    -”Sì, amore, ma è meglio che nessuno lo scopra, altrimenti sono guai”

    -”Hai ragione zio”.

    Tutto questo discorso si era svolto in sussurri, visto che nel palco a fianco al nostro c'erano gli amici dei miei genitori che conoscevano pure mio zio.

    Dopo teatro andammo a cenare in un localino molto romantico, a lume di candela, con un'orchestrina che suonava di sottofondo e ballammo pure un po'. Ritornati a casa, andammo dritti a letto, dove ci coricammo nudi ed abbracciati. E dormimmo, o almeno io dormii benissimo, tanto che al mattino seguente, domenica, lo zio venne a svegliarmi che saranno state le 10 del mattino e perché la colazione era pronta.

    Dopo colazione, io mi misi a studiare mentre lo zio lavorava un po' in giardino. Poi pranzammo all'aperto perché era una bellissima giornata di fine settembre.

    Dopo pranzato, presi lo zio per mano e lo trascinai di nuovo in camera da letto. Avevo una voglia matta di fare ancora l'amore con lui. All'inizio fece un po' di resistenza (io credo per finta) poi si fece convincere e mi seguì.

    Anche quel pomeriggio fu una cosa stupenda. Ogni volta con lui scoprivo delle cose nuove, provavamo posizioni nuove. Dopo non so quanti orgasmi, alla fine, ci ritrovammo seduti, uno di fronte all'altro, io sulle sue gambe, il suo fallo dentro alla mia passerina. Era una sensazione divina, stare lì, a parlare, guardandoci negli occhi, i nostri sessi incastrati uno nell'altro. Rimanemmo in quella posizione per un bel po' di tempo. Poi lui si stesa e mi trascinò sopra di lui, al che ripresi a cavalcarlo fino a farlo venire. Poi, altro bagno nella jacuzzi ed in fine una cenetta leggera, avvolti nei nostri morbidi accappatoi e poi a nanna presto, sempre abbracciati, visto che iniziava un'altra settimana di scuola per me e lavoro per lui.

    La routine fu circa la stessa, andavo a scuola, studiavo e poi, quando lui arrivava facevamo l'amore, poi la cena ed a nanna.

    Al sabato seguente, lo zio mi venne a prendere a scuola e da lì, dopo uno spuntino veloce, andammo a prendere i miei genitori al ritorno dal loro viaggio.

    Furono due settimane da sogno ma, purtroppo, come tutti i sogni, poi ad un certo punto arriva il risveglio.

    Ma la storia con mio zio non finisce qui.

    Capitolo 3 – La settimana bianca

    Dopo le 2 settimane che vissi da mio zio durante le quali lui mi fece diventare donna, insegnandomi a godere e far godere un uomo, ci furono altre occasioni, purtroppo molto rare.

    Lui continuò a portarmi in giro, a teatro oppure alle manifestazioni per auto d'epoca di cui era appassionato. Ma in quelle occasioni, purtroppo, non riuscimmo mai a fare l'amore.

    In compenso, qualche volta, se lui riusciva a prendersi un pomeriggio libero, con la scusa di farmi spiegare qualche cosa che non capivo, mi recavo a casa sue e lì facevamo l'amore a lungo e con passione. Io finivo sempre esausta, visto che mi prendeva in mille modi e durava spesso anche qualche ora, prima di venire dentro la mia patatina.

    Quelle volte, quando ritornavo a casa, avevo quasi sempre stampato sulla faccia un sorriso di felicità, tanto che mia madre, ogni tanto, mi chiedeva come mai. Dovevo sempre inventare qualche scusa, fino a che imparai a fare la faccia da poker nonostante l'ebbrezza che provavo dopo aver fatto l'amore con lo zio.

    Quell'autunno mio zio mi portò spesso al tetro, sia di prosa sia lirico. Addirittura, quell'anno mi portò alla prima che inaugurava la stagione lirica del teatro cittadino. La preparazione fu complessa. Come prima cosa, mi portò in alcune boutiques a cercare un abito adatto a me. Alla fine scelse un abito da sera longuette di un colore blu scuro di una stoffa molto ricca, d'una famosa sartoria, anche se io avrei voluto indossare un abitino composto da una camicetta ed una gonna corta, di pizzo completamente trasparenti. Da indossare soltanto con una corta sottoveste. Ma lo zio disse che era troppo osè per una serata come quella.

    L'abito mi fasciava come un guanto, mettendo in risalto le mie forme, ancora un po' acerbe, di diciottenne, ed era sorretto soltanto da due leggerissime spalline. Come scarpe, mi fece scegliere una pio di sandaletti con tacco non troppo alto, di un colore in tinta con l'abito. Sulle spalle indossavo uno scialle di seta traforato e ricamato, sempre in tinta con l'abito. Visto che l'abito era così aderente volle comperarmi anche una mutandina leggera ma lo convinsi che era meglio se non indossavo intimo, soltanto delle calze autoreggenti. Il pomeriggio della prima, un sabato, mi portò da un parrucchiere alla moda affinchè mi facesse un'acconciatura adeguata. Quando fui pronta, i miei genitori,che non sapevano nulla di questi acquisti, come mi videro rimasero a bocca aperta.

    La sera, quando venne a prendermi, era alla guida di una Maserati. Rimanemmo tutti molto sorpresi.

    -”Per un'occasione speciale, una macchina speciale per portare in giro la mia nipotina” disse.

    -”Ma, e la tua macchina ?” chiese mio padre.

    -”L'ho cambiata. In realtà ho comprato questa d'occasione, tre anni e meno di 20 mila km ad un prezzo inferiore ad una Mercedes o un'Audi” rispose, è come quando tu ti togliesti lo sfizio della Jaguar, 10 anni fa, ricordi ?”.

    Ovviamente, quando scendemmo dalla macchina davanti al teatro e consegnò le chiavi al posteggiatore, tutti si voltarono a guardarci. Nel foyer del teatro incontrammo tutte le autorità cittadine, compresi anche alcuni parlamentari, con cui lo zio si fermò a parlare. Tutti vollero che mi presentasse a loro. C'erano pure alcune signore che mi guardavano come se volessero fulminarmi con gli occhi. Supposi fossero alcune di quelle di cui parlava mio padre. Indubbiamente, dovevo essere la più sexy ed elegante delle signore presenti, da come mi guardavano tutti gli uomini e ciò mi fece eccitare da morire. Lui, poi, era bellissimo nel suo smoking tagliato su misura, anche perché, non l'ho detto prima, ha un fisico possente, essendo stato pilone in una squadra di rugby. Alto 1,80 per 100 kg, un po' di pancetta, certo, ma una muscolatura davvero notevole, gambe e braccia che sembrano tronchi, tanto sono grossi.

    Alla fine andammo al palco dello zio. Finito lo spettacolo, mi portò a cena in un ristorante molto elegante ed esclusivo che stava aperto per buona parte della notte ed infine mi accompagnò a casa. Fu una serata splendida, di quelle che si ricordano per tutta la vita, soprattutto per una poco più che ragazzina, come me.

    Quell'autunno lo zio mi portò spesso a teatro, sia lirico che di prosa. Ci teneva a me e mi voleva istruita a dovere, per cui continuò a controllare i miei studi e le mie letture come, se non di più, di mio padre e mia madre che, invece, tendevano a lasciarmi libera di fare ciò che volevo, forse troppo.

    Quando arrivarono le vacanze di Natale ad andare un po' più spesso da lui, almeno un paio di volte la settimana. Ma comunque non mi bastava, perché era soltanto per poche ore. Ed io volevo avere mio zio soltanto per me 24 ore al giorno. La soluzione la trovò lui al pranzo di Natale.

    Come al solito, il pranzo di Natale vedeva tutta la famiglia riunita a casa nostra, con mia madre che preparava di solito un pranzo luculliano per tutti, nonni, zii e zie, cugini. Di solito eravamo una ventina di persone e quell'anno non fu da meno.

    Vero la fine del pranzo, lo zio iniziò a parlare di sci, di settimane bianche. Io avevo sciato un poco con i miei genitori quando ero ancora una bambina, ma erano anni che non si andava in luoghi dove si poteva sciare bene e dove trovare delle scuole di sci decenti.

    -”Io quest'anno andrò a farmi una settimana bianca. Pensavo di andare verso fine di febbraio, quando c'è un po' più di luce ma non ancora troppa gente, visto che per la data che ho deciso non è neppure carnevale”.

    -”Che bello, mi piacerebbe venire. E' da tanto che non scio. Mamma, papà, perchè non andiamo pure noi” feci io.

    -”In quel periodo io ho lezioni, c'è pure la sessione invernale degli esami, non mi posso assentare dall'università” fece mio padre, che oramai non indossava gli sci da una decina d'anni.

    “Io poi ho la consegna di una serie di progetti entro marzo. Sono piena di lavoro, dovrò lavorare anche di notte, in quel periodo” fece mia madre.

    -”Ma allora non potrò mai imparare a sciare come si deve” esclamai, incazzata, “voi avete sempre da fare ed io non posso mai andare da nessuna parte”.

    -”Perché non la fate venire con me ?” chiese, con aria innocente, lo zio Aldo.

    -”Ma figurati, trascinarti dietro una diciottenne capricciosa” fece mia madre, “e poi in quel periodo avrà pure lezioni. Perdere una settimana nell'anno della matura è un casino”.

    -”Non è vero, posso sempre recuperare al ritorno” feci io.

    -”In fin dei conti, non è mica tanto capricciosa. Me la sono sorbita per un paio di settimane quando eravate in viaggio, non vedo che differenza ci sarebbe ora” fece lo zio, facendomi l'occhiolino.

    -”Ma va là, non sarebbe meglio andassi con qualcuna delle tue donnette ?” disse mio padre, sghignazzando, conoscendo la fama di playboy dello zio.

    -”Mah, guarda, quelle hanno i mariti, i figli a cui badare, le divorziate pure. E poi, una vacanza deve essere di riposo, mica impegnativa” rispose lo zio, divertito.

    -”Ma come si fa poi per recuperare con lo studio ?” fece mia madre.

    -”Semplice, ci portiamo dietro un PC ed i suoi libri. Le sue amiche, poi, le mandano giorno per giorno una mail con quello che hanno fatto ed io controllo che studi per bene. In fin dei conti, mi sembra che quando non ci siete stati l'ho fatta studiare per ben. O no ?” disse lo zio.

    -”Bé, anche quella sarebbe una soluzione” fece mio padre. Io guardavo con aria speranzosa il gruppo. Gli altri zii non dicevano nulla.

    -”Allora, se per voi va bene, la posso portare con me” concluse lo zio. E tutti assentirono. Lo adoravo, avrei voluto saltargli al collo e coprirlo di baci. Era riuscito a strappare ai miei una settimana tutta per noi. Decidemmo che saremmo partiti un sabato pomeriggio, subito dopo la fine sella scuola e saremmo ritornati la domenica seguente.

    Lo zio mi raccomandò di andare in palestra a fare ella ginnastica presciistica, in modo da non rischiare di farmi male o di stancarmi troppo durante quella settimana. Inoltre, un paio di pomeriggi andammo, io e lui, a far compere per prendere l'attrezzatura giusta per me, visto che non avevo nulla, avendo sciato solo da bambina. Ovviamente, quelle giornate le finimmo a letto nella sua bella villa, facendo l'amore.

    Ed infine giunse il giorno della partenza. Lo zio aveva prenotato una stanza (ai miei disse con due letti, a me disse con letto matrimoniale) in un albergo molto bello, con centro benessere e tutte le comodità possibili, in una località dell'Alto Adige che aveva un sacco di km di piste per tutti i gusti, facili, medie, difficili.

    Per quel viaggio si era fatto prestare un bel fuoristrada da un suo amico. Quando arrivò a casa mia, quel sabato, aveva già caricato tutte le sue cose e pure i miei sci e scarponi che, dopo gli acquisti, erano rimasti a casa sua. Quando vide i miei bagagli, mi guardò con fare interrogativo.

    -”Ma quanta roba porti, pensi di stare via per tre mesi ?” mi chiese, mentre mia madre e mio padre si mettevano a ridere.

    -”E, insomma, non so cosa mi fari fare per cui ho portato, un paio di tute da sci, qualche abito da sera se mi porterai a ballare, scarpe adeguate e cose così. Insomma, voglio essere pronta per ogni evenienza” risposi, un po' piccata.

    Alla fine riuscimmo a partire, il SUV bello carico di sci e bagagli, visto che lo zio aveva portato i suoi sci sia da discesa che da fondo oltre ai miei.

    Appena fummo lontani dalla vista dei miei genitori, gli buttai le braccia al collo e lo baciai sulle guance e sulla bocca, anche se lui non mi poteva restituire i baci, impegnato com'era alla guida.

    -”Sai” gli sussurrai all'orecchio, “non ho messo le mutandine, senti” e gli presi la mano e la portai sotto la gonna lunga che indossavo, a toccarmi la patatina, già bagnata al solo pensare alla settimana che ci aspettava.

    -”Sei proprio una porcellina” mi disse.

    -”Sì, sono la tua porcellina sexy ed ho tanta voglia di fare l'amore con te” gli risposi.

    -”Ora mettiti la cintura e stai tranquilla, se no non arriviamo più” mi disse, ridendo, “ci penseremo una volta in albergo”.

    Arrivati in albergo, ci sistemammo nella suite che aveva prenotato. Non appena depositati i bagagli, andammo a cena, visto che da quelle parti gli orari sono molto tedeschi. Quando ritornammo nella nostra suite, gli balzai al collo ed iniziai a baciarlo. Avevo una voglia matta di fare l'amore con lui, per cui mi spogliai. In fin dei conti, indossavo soltanto un maglione ed una gonna di lana lunga fino a metà polpaccio, senza reggiseno né mutandine.

    Lui aveva iniziato a spogliarsi ma volli finire di farlo io. Farlo mi eccitava da morire, vedere apparire il suo corpo un poco alla volta e poi, alla fine, il suo bel pene eretto, al che m'inginocchiavo davanti a lui ed iniziavo a baciarglielo appena saltava su. Lo stesso feci quella sera.

    Nudi ci coricammo, abbracciati, baciandoci, mentre lui inseriva il suo fallo fra le mie gambe ed iniziava a muoverlo lentamente, sfiorandomi le labbra della patatina. Io ero un lago, lo volevo dentro subito, ma sapevo anche che le sue carezze, i suoi baci su tutto il corpo mi eccitavano ancora di più e così fu pure quella sera. Alla fine dei preliminari, quando si posizionò fra le mie gambe, non appena lo inserì ebbi un primo, meraviglioso orgasmo. Quando poi iniziò ad andare lentamente dentro fino in fondo, poi quasi fuori, poi di nuovo dentro, iniziai a godere in continuazione. Era un amante stupendo, pensava sempre a darmi il massimo del piacere.

    Cambiammo più volte posizione. Io continuavo ad avere un orgasmo praticamente continuo. Alla fine, venne pure lui. Lasciò che la mia patatina, che aveva delle contrazioni continue, lo facesse finire di eiaculare e poi sfilò il suo fallo e si stese al mio fianco. Come sempre, era stato meraviglioso. Poi ci lavammo e ci addormentammo, nudi, sotto quei piumini enormi che si usano da quelle parti.

    Il mattino seguente, domenica, andammo alla base della funivia, dove facemmo gli abbonamenti per tutta la settimana, skipass compreso. Poi andammo alla scuola di sci, dove lo zio mi prenotò 2 ore di lezione ogni giorno con maestro. Dalla lista dei maestri, scelse una ragazza di una trentina d'anni. Altrimenti avrebbe potuto diventare geloso, disse, ridacchiando. Infine, prendemmo tutto il materiale e con la funivia, andammo su, verso la zona degli impianti, dove c'erano pure dei comodi depositi dove lasciare il tutto, senza doverci portare sci e scarponi su e giù tutti i giorni.

    Poi, indossammo gli sci ed iniziammo a fare qualche discesa perché lo zio voleva vedere come me la cavavo. Ero un mezzo disastro. Ogni volta che tentavo di fare una curva o di frenare, finiva che cadevo. Ed ogni volta che cadevo mi veniva da ridere e lo zio Aldo rideva con me. Andammo avanti così per un bel pezzo. Alla fine della mattinata, comunque, riuscii a stare in piedi per quasi tutta la discesa. Dopo uno spuntino in un rifugio sulle piste, ritornammo a valle. Giunti in albergo, decidemmo di provare le comodità del centro benessere dell'albergo, che erano notevoli. Alla fine ci facemmo una bella nuotata nella piscina.

    Dopo cena, ci ritirammo in camera, dove facemmo l'amore in modo appassionato. Non sto a raccontare tutto quello che successe, ma alla fine, dopo esserci lavati, ci addormentammo soddisfatti.

    Stavo dormendo beatamente quando udii un fracasso, il letto che si muoveva tutto, una cosa tremenda. Mi alzai di soprassalto e vidi lo zio che rideva a più non posso. Aveva fatto tutto quello per svegliarmi.

    -”Su, su , pigrona, ora di alzarsi, il mattino ha l'oro in bocca, e se non ci muoviamo non troviamo posteggio davanti alla funivia” esordì, ridendo da matti.

    -”Ma sono le sette” dissi, con voce disperata, dopo aver guardato l'orologio.

    -”Appunto, e se non ti muovi, arrivi in ritardo per la tua lezione di sci”.

    -”Oh, ma non ce la faccio, ieri sera mi hai distrutto” dissi, cercando di voltarmi dall'altra parte.

    Lui, con abile mossa, mi strappò di dosso il piumino, lasciandomi nuda. Poi mi prese in braccio e mi portò in bagno. A quel punto, non mi restò che procedere. Dopo esserci vestiti di tutto punto ed aver fatto un'abbondante colazione, andammo alla funivia. Per fortuna, o perchè lo zio era stato previdente, praticamente non c'era coda. Una volta su, lo zio mi aiutò a metter gli scarponi, poi prese gli sci miei e suoi e ci dirigemmo al luogo dell'appuntamento con la maestra di sci.

    -”Bene, ora tu fai le tue due ore di lezione mentre io vado a fare un po' di fondo. Ci vediamo qui verso le 11” e mi salutò andandosene lungo la pista di fondo. In pochi istanti, non fu altro che un puntino in lontananza, tanto andava veloce.

    La maestra era simpatica, si avide subito che non sapevo praticamente sciare ed iniziammo dalle cose di base sul campetto della scuola. Fortuna che, grazie ai suggerimenti dello zio, avevo fatto alcuni mesi di ginnastica presciistica, così iniziai a cavarmela. Le due ore passarono presto. Avevo appena finito la lezione che vidi lo zio arrivare lunga la pista di fondo. Come ci vide, uscì e venne a fermarsi accanto a noi.

    -”Allora, com'è andata” chiese, arrivando e fermandosi elegantemente accanto a noi, nonostante gli sci stretti.

    -”Bene” dissi.

    -”Benone” fece la maestra, “ma è quasi completamente a digiuno”.

    -”Bé, ha sciato un pochino da piccola, ma sono anni che i suoi genitori non la portavano a sciare” fece lui, “cosa avete fatto di bello”.

    -”Almeno ho imparato ascendere a spazzaneve senza cadere” feci.

    -”Ma no, qualcosina di più” fece la maestra, che poco dopo ci salutò ed andò alla lezione successiva.

    -”Bene, amore, attendimi qui per qualche minuto, che vado a cambiarmi ed a cambiare attrezzatura e poi torno qua” disse lo zio, andandosene dopo aver sganciato gli sci.

    Ritornò di lì a poco con gli sci da discesa. Nel frattempo mi si erano avvicinati alcuni ragazzi con aria da fighetti che volevano iniziare a corteggiarmi o qualcosa del genere. Lo zio, arrivando, mi diede un bacio tale mentre io gli buttavo le braccia al collo che subito si scoraggiarono e se ne andarono mugugnando.

    Noi iniziammo a sciare. Volevo fargli constatare di persona i miei progressi della giornata. Riuscimmo a fare varie corse e ce la feci cadendo pochissimo. Facemmo uno spuntino veloce in uno dei rifugi lungo le piste. Ritornammo a valle verso le tre ed andammo al centro benessere, dove rimanemmo un ora a rilassarci. Al ritorno in camera, una bella suite con camera da letto, bagno e salottino, lo zio mise in funzione il pc. Mi collegai in chat con una mia compagna che mi disse tutto quello che avevano fatto a scuola quel mattino, cosa c'era da studiare, che esercizi c'erano da fare, dopo di che mi dedicai allo studio fino a ora di cena. Dopo cena, facemmo l'amore, come sempre e, come sempre, fu una cosa stupenda. Lo zio era sempre un amante meraviglioso, pieno di fantasia, tenero ma appassionato. Quando finimmo, mi addormentai di colpo.

    Quella fu la nostra routine per tutta la settimana, fino a tutto il sabato. La domenica, dopo aver liberato la stanza, andammo a fare un'ultima sciata, dove me la cavai piuttosto bene. Dopodiché portammo a valle le attrezzature e le caricammo in macchina, riprendendo la strada di casa, dove arrivammo nel tardo pomeriggio.
    raccontimilu
     
    .
0 replies since 22/10/2014, 23:03   15527 views
  Share  
.