[Racconti Erotici Reali] Sesso con il professore porco

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    Ogni giorno era costretto a vederla, lei, così giovane, quasi infantile nei modi a volte, ma già donna fatta, e lui invece, uomo maturo e ormai prossimo ai 50, dotato di quel fascino che solo l'esperienza è in grado di consegnare, ma da tempo privo di quelle sensazioni che tendono sempre a svanire con l'avanzare degli anni. Eppure, da quando era iniziato l'anno scolastico, e Sara era entrata in aula per la prima volta, si era scoperto nuovo e diverso. Lei, con quel fisico asciutto e snello, nel fiore della sua femminilità, le curve ancora un po' acerbe ma ben visibili, il seno morbido nelle linee, il sedere tondo e ben fatto.

    - Ragazzi su, sedetevi - Disse il professore, alzando un po' la voce, stanco com'era ogni mattina di rivedere sempre la solita combriccola di ragazzi svogliati. Mentre gli alunni iniziavano a prendere posto, si soffermò con lo sguardo su di lei, attendeva infatti che si sedesse, pregustando addirittura il momento: aveva infatti spostato di banco Sara con una scusa, in fondo alla classe; le ragazze chiacchierano, si sa, e non era stato difficile trovare una ragione per il suo spostamento. In questo modo, ogni giorno, poteva guardarla camminare verso il fondo dell'aula, e ammirava in silenzio il suo sedere, immaginando cosa potesse indossare sotto, e fremendo come un ragazzino, all'idea di quella carne tenera e deliziosa.. Lo stesso pensiero di spostarla laggiù, per una ragione così perversa, lo aveva stupito: era davvero così voglioso di lei? E se gli alunni avessero notato la sua morbosa attenzione? Ma la paura passava presto, e il suo desiderio si rinnovava ogni volta che lei percorreva l'aula in direzione opposta alla cattedra.

    La lezione era iniziata, il professore spiegava, ma, con la coda dell'occhio, ovviamente, non perdeva occasione di ammirare la sua studentessa preferita. Aveva davvero un bel viso, labbra sottili, pelle chiara, occhi verdi e luminosi, un naso piccolo e proporzionato, dei capelli castani molto chiari. Si, era bella, anzi, bellissima. Il contrasto tra il suo visetto e i pensieri bollenti del docente era così acceso da non lasciare spazio ad altre sensazioni, ogniqualvolta questi si distraeva guardandola.

    La lezione finì in un attimo, perso com'era nelle sue fantasie. Era l'ultima ora, e al suono della campanella gli alunni, con gli zaini praticamente già pronti e l'occhio puntato alternativamente alla finestra o all'orologio sopra la lavagna, si alzarono in piedi. Rumoreggiando iniziarono a defluire, accennando qualche - 'rivederci' -, poco convincente (e senza pretesa di esserlo), in direzione del professore.

    Da ultima arrivò Sara, mentre il professore rimestava tra le carte a casaccio, aspettando il momento in cui lei, passandogli davanti, avrebbe offerto ai suoi occhi lo spettacolo di quel corpo travolgente, pur vestito. Ma Sara si fermò, il professor alzò gli occhi, indugiò un attimo sulla scollatura di lei, era ampia, quasi inadatta al luogo in cui si trovavano, leggermente bagnata di sudore a causa del caldo di quella classe infernale. Il professor velocemente alzò lo sguardo e le chiese - Dimmi Sara, c'è qualcosa di poco chiaro nella lezione? -.
    - Eh, ecco profe, non ho capito molto bene il metodo che ha spiegato l'altra volta per risolvere le disequazioni fratte -, rispose lei.

    Subito al professore si illuminarono gli occhi, sentiva la tensione crescere dentro di se, e già la mente viaggiava in un turbine di sensazioni libidinose. Rispose, calmando la sua spinta interiore, - Dai, non è complicato!, ti spiego tutto ora, prendi una sedia e mettiti qui vicino a me -. Lei prese la sedia, e, avvicinatala alla cattedra, fece per sedersi, ma subito si rialzò per frugare nello zaino e tirare fuori il quaderno di matematica. Il professore ne approfittò per osservarla ancora, bramandola, quel culo non faceva che captare il suo sguardo, e quanto più lui si opponeva, tanto più non riusciva a staccarsene. All'ultimo istante lei si voltò, e per un attimo i loro sguardi si incrociarono, gli occhi di lui risalirono rapidamente verso l'alto, ma non abbastanza in fretta, lei fece un sorriso, a labbra chiuse, enigmatico, forse.

    - Mi ha visto! -, pensò il professore, aggiungendo a voce - Trovato il quaderno? -, per salvarsi malamente dall'imbarazzo. - Sì - , rispose lei, senza segni di particolare difficoltà.

    Il ripasso della lezione, dieci minuti buoni, andò avanti normalmente, se escludiamo ovviamente le occhiate che il professore lanciava al corpo ignaro di lei, i suoi occhi percorrevano infatti ogni centimetro del corpo della ragazza, le gambe, il seno, quel seno così invitante, riuscì perfino a scorgere il reggiseno, nero, e avvertì un'erezione farsi strada dentro i suoi pantaloni. Una volta terminata la spiegazione, lei si alzò, ringraziò per la disponibilità, e fece per alzarsi. Lui le passò a fianco, e, con la deplorevole intenzione di sfiorarle il sedere tanto desiderato, avvicinò delicatamente la mano. Ma ecco che accadde l'inaspettato. La ragazza, facendo cadere per terra una penna appoggiata alla cattedra, si chinò per raccoglierla, il professore mancò il colpo, ma lei, nel tornare in piedi, sfiorò con il sedere i pantaloni del professore, appena sotto la cintura. Il povero membro del professore, già duramente provato dalla tensione, si raddrizzò definitivamente, ma l'uomo non si mosse, tanto fu inatteso quell'evento. Lei invece salutò, uscì, e nel lasciare l'aula si voltò e per un attimo sembrò che gli occhi di lei si posassero su di lui, e precisamente in quello stesso posto che pochi istanti prima aveva sfiorato con il suo corpo.

    Quell'ultima occhiata costò al professore la ragione. Finì infatti di rimettere a posto la cattedra e la sedia usata dalla ragazza e corse subito nel bagno dei docenti, dove si masturbò furiosamente. Fu rapido e intenso come non lo ricordava da lungo tempo, venne copiosamente sul muro del bagno, immaginando le mani di lei a sbatterlo per bene. Si ripulì e uscì.

    Calmatosi, tornò nel dipartimento di matematica, dove ormai non c'era più nessuno, con l'intenzione di prendere un paio di libri lasciati lì qualche giorno prima. Ed ecco che, dalla finestra della stanza in cui si trovava, intravide all'esterno, nel piccolo giardino interno dell'istituto, dietro una delle poche macchine ancora parcheggiate, una ragazza. La guardò, e vide che con lei c'era anche un ragazzo, probabilmente studente della scuola, e lei, in ginocchio, lo stava prendendo in bocca voracemente. Il professore spalancò gli occhi, una sensazione di fuoco si impossessò di lui, ci volle qualche istante per realizzare la verità, e cioè che quella ragazza era Sara!

    Non poteva capire come potesse succedere tutto questo! Lei, un attimo prima era con lui, a ripassare, e un attimo dopo era in giardino a succhiare un cazzo! Non sapeva bene quali sensazioni stesse provando, rabbia, per quello che considerava come un tradimento, o eccitazione, per quello che stava guardando? La risposta arrivò poco dopo, sentì infatti nuovamente indurirsi i pantaloni, e iniziò a toccarsi. Pensava - Ah, quella piccola troia maledetta! porca schifosa, succhia cazzi -, e intanto godeva nel guardare lei muovere la testa facendo sparire quel membro eretto per poi farlo riapparire a breve distanza di tempo. Continuava a pompare con vigore, e lui intanto si toccava con altrettanta forza, quasi allo stesso ritmo. Il ragazzo in giardino infine ebbe un orgasmo, trattenne i gemiti per evitare di attirare l'attenzione, ma da lontano si capiva che stava godendo come un maiale, con le mani ferme sulla testa di lei, ben piantate in modo che la bocca della giovane non si perdesse nemmeno una goccia.

    Il professore stava quasi per venire, quando, con sgomento, si accorse di non essere più solo nella stanza! Si voltò e davanti ai suoi occhi comparve Monica, una delle altre docenti della scuola! Il cuore batteva all'impazzata, sentiva un calore infernale farsi strada in tutto il suo corpo, troppe emozioni tutte insieme: Sara, il ragazzo, ora Monica, e, pensò disperato - Io sono qui con i pantaloni abbassati e il cazzo in mano davanti a una professoressa! Sono finito! -. Ma non ebbe molto tempo per questi pensieri, Monica infatti lo guardò, provò a voltare lo guardo e a dire qualcosa, ma subito non riuscì, i suoi occhi erano irrimediabilmente guidati verso il basso, e precisamente fissavano il grosso membro eretto del professore, avvolto da una mano ormai umida. Per qualche istante i due si fissarono, non dissero nulla, lui era convinto che il suo cuore battesse così forte da essere udibile anche a chi aveva intorno e di certo non riusciva a fare o a dire niente, lei invece, superato l'imbarazzo iniziale, forse catturata da un brivido di eccitazione, continuò a tacere, ma lentamente, inesorabilmente, fece scivolare la sua mano sotto i jeans, e iniziò a toccarsi a sua volta. La sua mano lentamente si faceva strada sotto le mutandine, ora umide, bagnate, e, prima con un dito, poi con due, cominciò a masturbarsi. Il professore, ormai totalmente imbambolato, sgranò gli occhi, e, senza accorgersene, ricominciò a sbattere la sua asta avanti e indietro, con forza.

    Monica si avvicinò, in un paio di passi lenti, e, continuando a toccarsi, afferrò con la mano libera il cazzo del professore, che quindi lasciò la presa, e fece continuare lei. Lui le fissò il viso, era inaspettatamente sexy, capelli neri, guance leggermente paffute, labbra carnose, occhi castani. E mentre la guardava, lei iniziò a scivolare verso il basso, smise di masturbarsi e si aprì la camicetta, scoprendo un seno grande e vigoroso. Ora si trovava inginocchiata ai piedi di lui, con i jeans mezzi abbassati, le mutandine allagate, un mano sul seno. Con la bocca si avvicinò a quel bel cazzo che aveva di fronte, lo sentiva palpitare, lo accarezzò ancora un po', poi lentamente se lo mise in bocca, tutto, fino a raggiungere la fine dell'asta. Iniziò a giocare con la bocca, lo succhiava forte sulla cappella, ci sapeva fare, muoveva le labbra avanti e indietro, lo stuzzicava con dei piccoli colpetti di lingua. Con le mani giocava con le palle di lui, ogni tanto interrompeva l'opera per succhiare anche i testicoli, mentre la mano proseguiva il lavoro lasciato a metà dalla bocca.

    Il professore, estatico, era totalmente nelle sue mani, guardava ora la bocca di lei, quel viso che inghiottiva ritmicamente il suo membro, ora il corpo di lei, con quel seno prosperoso che veniva sballottato dai movimenti rapidi della donna. Poi pensava a Sara, a quando il suo culo splendido lo aveva sfiorato, e a quello che era successo dopo, con quella studentessa innocente trovata a succhiare cazzi in pieno giorno. Arrivò così, galoppante, l'orgasmo. Lui sentì lo sperma percorrergli la strada fino all'uscita, lei percepì il fiume in piena, con la bocca lo accolse tutto, completamente. Mentre veniva lui osservò le guance di lei gonfiarsi, e si eccitò ancora di più, riuscendo a rinnovare il getto più volte.

    Lei non smise mai di staccare le labbra, ormai arrivate a contatto con il suo addome, fino a quando il flusso di quel liquido delizioso non si arrestò. A quel punto si liberò dolcemente di quella asta di carne, e, rialzatasi, con la bocca ancora piena, fissò lui, che trasalì nel guardarla mentre ingoiava tutto quel carico. Monica quindi si rivestì, sempre senza dire una parola. Il professore guardò per un istante la bocca di lei unta del suo stesso piacere e lei, intuendo la sua condizione, si asciugò le labbra con il braccio, sporcando la camicetta. Poi si girò veloce e uscì dall'aula.

    Il professore rimase un po' interdetto, ma dopotutto, era stato tutto così assurdo che cercare di razionalizzare non avrebbe portato, pensò, a grandi risultati. Si rammentò di Sara, volse subito lo sguardo alla finestra, ma ormai non c'era già più nessuno da un pezzo. Ripresosi, si rese conto che ormai dentro di lui era rimasta solo
    la rabbia per ciò che aveva visto in giardino, quindi prese in fretta le sue cose e uscì dall'istituto, salì in macchina e, mentre metteva in moto pensò: - Quella piccola sgualdrina, ora ho capito come sei veramente, ma vedrai cosa ti combino, porca che non sei altro -, questi erano quindi i pensieri del docente a fine giornata...
     
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