[Racconti Erotici Reali] Sesso in auto

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  1. LightNight
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    thumb 181651

    “Ti accompagno io, disse Fabrizio.
    Andammo alla sua macchina.
    Appena acceso il motore prese la mia mano e l’appoggio sul suo cazzo, già duro.
    Accarezzava la mia mano premendo sempre di più per farmi sentire il suo cazzo duro.
    Mi mise la sua mano dietro la nuca, accarezzandomi i capelli.
    Gli diedi un bacio sulla guancia, ma la sua mano mi indirizzava da un’altra parte, più in basso.
    Lo lasciavo fare, se era un pompino quello che voleva, ero pronta a farglielo.
    Adoro succhiare e leccare il cazzo, e il suo è uno dei miei preferiti.
    Quindi mi lasciai guidare dalla sua mano e una volta vicino ai pantaloni iniziai a slacciare, prima la cintura e poi i bottoni.
    Insieme tirammo fuori il suo grande cazzo già duro.
    Lo leccai, lo baciai, mentre lui con la sinistra guidava la macchina e con la destra la mia testa.
    “Sei brava a ciucciarmelo.”
    Io continuavo, concentrata sul suo cazzo.


    Delicatamente, la lingua molto umida e morbida. Su e giù per tutta la sua lunghezza.
    Poi mi fermavo sulla cappella, dando dei baci e aprendo le labbra, delicatamente e un po‘ timida.
    Poi mi avvicinavo con la testa aprendo la bocca e continuando a leccarlo con dolce passione, fino a farlo entrare dentro, un po’.
    Poi sempre più dentro. Poi uscivo. Prendevo fiato per un secondo e poi ritornavo. Tuffandomi su quel bel cazzo sempre più duro.
    Con la mano gli toccavo il buco di culo e lo sentivo sempre più eccitato.
    Con il viso andavo sempre più giù, cercando di raggiungere il suo buco.
    Non riuscivo con la lingua, quindi mi bagnavo il dito e poi cercavo di infilarglielo.
    Lui gemeva, e io ero molto eccitata da questa sua voglia che si vedeva nella sua erezione.
    Sentii la macchina rallentare.
    Non avevo fatto caso alla strada e non sapevo dove eravamo.
    Si fermò e io mi tirai su per vedere dove eravamo.
    Non conoscevo quel posto ma mi fidavo di lui. Era buio ma vedevo delle persone in lontananza a ridere o scherzare.
    Si sentiva una musica. Forse eravamo vicini a un pub o un locale, non so, ma al momento non mi interessava.
    Lui tirò giù il sedile per potersi sdraiare e abbassarsi del tutto i pantaloni.
    Io mi stavo tuffando di nuovo sul suo cazzo ma si girò, dandomi la possibilità di leccargli il culo.
    Gli diedi un morsetto, poi un altro, mentre con una mano gli aprivo il culo, bello, tondo, sodo.
    E con l’altra mano lo masturbavo.
    Il suo ora era pronto ma non avevamo dildo per lui. Nemmeno una bottiglietta di birra.
    Si girò sedendosi e mostrandomi di nuovo il suo cazzo ancora duro.
    Mi buttai vogliosa, eccitata, affamata di farlo godere.
    Con la lingua ora riuscivo a leccare tutto il suo cazzo facendo su e giù con la bocca aperta e mostrando la lingua dentro e fuori.
    Andavo fino giù dove sono le palle e anche più giù, mentre con un dito lo sodomizzavo per bene.
    Il dito che gli stimolava il culo mentre la mia bocca bagnata e vogliosa lo cercava, lo prendeva, si allontanava per prenderlo di nuovo.
    A volte mentre mi allontanavo gli guardavo il cazzo troppo bello e lui attendeva, eccitandosi per poi godere ancora del caldo della mia bocca vogliosa.
    “Mi fai venire!” ,
    Mi allontanai per vedere il gettito del suo sperma.
    Gli dissi: “Toccati!, così io da sotto posso vedere meglio mentre ti lecco il tuo culo bello.”
    Iniziò a toccarsi mentre io mi godevo la sua sega, leccandogli le palle e il buco di culo.
    Venne copiosamente.
    Mente io continuai ancora un po’ a leccarlo.
    Poi ci sistemammo e mi portò a casa.
    “La prossima volta voglio scoparti!”, disse salutandomi. .
     
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