[Racconti Erotici Reali] Bendata

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  1. LightNight
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    Ci presentarono amici in comune.
    “Paolo!”, “Simona!”.
    Bello, alto, bel fisico, bel viso. Castano, occhi e capelli.
    Nel giro di pochi giorni andammo a cena fuori, in un ristorante elegante e con del buon pesce.
    La sua espressione schietta, tranquilla, curiosa.
    Parlava a voce bassa con quella tranquillità che solo quelli alti hanno.
    ‘Il gigante buono‘, pensai.
    Accompagnandomi a casa avvicinò il suo viso al mio fino a che le nostre labbra si sfiorarono e le nostre lingue si incontrarono.
    Leccandosi, delicatamente, timidamente.
    La mia mano scivolò sui suoi pantaloni.
    Lo accarezzai per capire di cosa si trattava.


    Apprezzai la sua grandezza e la sua rigidità. Con quell'espressione da ’bravo ragazzo’ e simpatica, mi incuriosivano i suoi sguardi maliziosi.
    Mi toccò il collo e poi giù fino al seno abbondante e sodo.
    “Andiamo a casa tua!”, mi disse con tono deciso e tranquillo.
    Salimmo le scale, lui dietro, mi seguiva, lentamente, guardandomi il culo che si muoveva ad ogni scalino.
    Avevo messo i tacchi alti e una minigonna di jeans, accompagnata da una camicetta bianca leggermente aperta, con due bottoni slacciati, che faceva intravedere il mio seno.
    Quella sera mi ero legata i capelli in una coda alta che mostrava il mio collo lungo e sottile, coperto da un foulard di seta grigio.
    Quando arrivammo alla porta di ingresso si avvicinò mentre aprivo e mi baciò il collo spostando il foulard.
    Lentamente, la sua lingua si muoveva su e giù, solleticandomi divertita.
    Entrammo e iniziammo a baciarci sempre più appassionatamente.
    Il suo corpo così forte mi eccitava.
    Mi prese per mano e mi accompagnò al divano.
    Mi aprì la camicetta mostrando i miei seni turgidi ed eccitati.
    Li prese con entrambe le mani unendoli tra di loro e leccando prima uno e poi l’altro.
    Mi pizzicò i capezzoli.
    “Ahia”, dissi io. Fui sorpresa da questo pizzicotto e mi allontanai per guardare il suo sguardo.
    Ma lui continuava a guardarmi la bocca, le mie labbra aperte e sorprese.
    Baciandomi delicatamente ma con passione.
    Sotto la minigonna avevo calze a rete, autoreggenti.
    Infilò la sua mano sotto la gonna corta ed in un attimo sentii le sue dita che spostavano le mutandine già bagnate.
    “Sei tutta bagnata!” disse sottovoce, baciandomi.
    Io con la mano accarezzavo il suo cazzo duro e grande che si eccitava sempre di più .
    Mi levò la camicetta ed il reggiseno, mettendoli sul divano.
    Mi sbottonò la minigonna, che cadde a terra, lasciandomi quasi nuda, con il foulard, le mutandine, le calze e gli stivali col tacco alto.
    Mi girò per guardarmi il culo.
    Le mie chiappe sode, e rotonde si vedevano bene nel buio della sala.
    Mi sciolse il foulard e me lo mise sugli occhi come una benda.
    “Oh!”, dissi io eccitata da questa sorpresa.
    Rimasi lì, in piedi, sui miei tacchi, con la bocca aperta, aspettando le sue mani, i suoi baci, il suo corpo.
    Mi sentivo nuda e vulnerabile.
    Iniziai a tremare per il freddo o per la mia insicurezza di quello che stava per farmi.
    “Hai un altro foulard?”, mi chiese, sottovoce.
    Preparandomi avevo provato un paio di foulard e li avevo lasciati sul letto, davanti allo specchio.
    “Sì, in camera.”, dissi, “.. quella porta aperta.”, dissi indicando a caso la direzione.
    “Aspettami qui .. “, disse allontanandosi.
    Rimasi lì in piedi ad aspettarlo.
    Lo sentii tornare. Sentivo il calore del suo corpo avvicinarsi.
    Mi prese le braccia unendole tra di loro dietro la mia schiena.
    “Ma così, non posso muovermi!?”, dissi io contrariata.
    “Non ti preoccupare ..”, disse con tono calmo e rassicurante, “lascia fare a me.”
    Mi strinse il foulard ai polsi, legandomi le mani.
    Mi spinse verso il divano, spingendo sui miei fianchi fino a che non mi mise in ginocchio appoggiando i miei seni sul divano.
    Le mie ginocchia toccavano il pavimento freddo e duro, il mio culo era in posizione e pronto al suo scopo.
    Mi tirò giù le mutandine in modo da vedere la mia figa umida, calda e bagnata.
    Prese un altro foulard e me lo mise intorno al viso, tappandomi la bocca.
    Cercai di dire di no. Ma lui continuava delicatamente a stringere il foulard.
    Muovevo e scuotevo la testa per rendergli la cosa difficile.
    Ma iniziò a scoparmi dolcemente come non mi sarei mai aspettata.
    Delicatamente entrò dentro alla mia figa che gonfia di piacere lo stava aspettando.
    Spingeva il suo cazzo dentro di me, grande, largo, lungo.
    Mi riempiva tutta, e io iniziai a muovere il mio culo tondo e voglioso.
    Mentre mi scopava le sue mani aprivano le mie chiappe e il suo dito si preparava il buco.
    Teneva il buco aperto per guardarlo bene e sentivo il suo respiro voglioso che apprezzava quello che stava guardando.
    Tolse il suo cazzo bagnato dalla mia figa, dalla mia voglia. Dal mio piacere e melo infilò nel culo.
    Veloce facendomi sussultare.
    Strinsi il culo, eccitandolo ancora di più.
    Sorpreso da questa mia reazione improvvisa, mi schiaffeggiò le chiappe, punendomi e dicendomi: “Stai ferma!. Non ti muovere!.”
    Ma io stavo per venire e continuavo a muovere il mio culo sempre più velocemente.
    “Stai ferma!”, disse con tono più deciso.
    Cercai di parlare ma il bavaglio me lo impediva e venne fuori un tipo di mugugno misto a sofferenza e piacere per l’orgasmo che stava arrivando.
    Il suo schiaffo prepotente mi eccitò ancora di più e vinta dalla sua passione iniziai a godere, col suo cazzo grande che mi scopava il culo.
    Mi tirò i capelli per farmi inarcare ancora di più la schiena.
    Mi comandava ma io ormai stavo per venire e non riuscivo più a fermarmi, quindi mi lasciai andare in un orgasmo pieno.
    Dalla mia bocca uscivano dei strani suoni, non riuscivo a parlare, ma lui sentiva che stavo venendo. I miei mugolii erano pieni di piacere e lui sentendoli, inizio a scoparmi sempre più velocemente.
    Sentii la sua voce calda e profonda dire un “Oho!” liberatorio, e il suo cazzo gonfio di piacere mi riempì il culo che si apriva e chiudeva per l’orgasmo che stavo avendo.
    Ci salutammo senza dire nulla.
    In meno di un’ora ci eravamo conosciuti intimamente.
    In quel modo che nemmeno mille parole e mille anni, possono dire.
    Lo accompagnai alla porta e lui mi salutò dicendomi: “Ti chiamo domani, vorrei rivederti.” .
     
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