I salafiti: «Le piramidi vanno distrutte sono simboli pagani»

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    le rivoluzioni sono le locomotive della storia

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    I salafiti: «Le piramidi vanno distrutte sono simboli pagani»

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    Gli egittologi cercano fondi in tutto il mondo per garantirne la conservazione, alcuni islamisti ne chiedono invece la distruzione ritenendole il simbolo del paganesimo preislamico. «È giunto il momento di distruggere le Piramidi e le statue dell'apostasia» scrive su Twitter Abdel Latif el Mahmoudi, il grande sheikh sunnita del Bahrein che riaccende la miccia di uno scontro strisciante che va avanti da tempo. Da una parte i salafiti, gli islamisti su posizioni più estremiste, dall'altra i liberali amanti dell'arte e della cultura locale.

    «Dobbiamo coprire tutti i simboli del peccato» propone su Facebook un altro uomo con la tipica barba lunga che contraddistingue i salafiti. A commentare il suo messaggio è la foto di un gruppo di islamisti che avvolge con un lenzuolo una statua di una Sirena nel centro di Alessandria, un'enclave salafita.

    Ufficialmente, Abdel Latif el Mahmoudi, nega di essere l'autore del tweet in questione, ma le sue dichiarazioni sono in linea con un copione che si ripete ormai da mesi.

    «Prima lanciano proposte che alimentano lo scontro, poi negano di averlo fatto», commenta un ragazzo che elenca una serie di episodi nei quali esponenti salafiti hanno attaccato artisti e scrittori del calibro di Naguib Mahfouz. Secondo quanto detto da alcuni di questi islamisti lo scorso dicembre, il premio Nobel per la letteratura egiziana sarebbe colpevole di propagandare ateismo e promiscuità.

    Lungo il Nilo continuano a montare le preoccupazioni e sono sempre più numerosi coloro che, soprattutto dopo l'arrivo alla presidenza dell'islamista Mohammed Mursi, temono un'ascesa dell'estremismo religioso. A contribuire ad alimentare queste paure è stato l'episodio avvenuto il 6 luglio, quando un giovane studente universitario di Suez è stato pugnalato a morte da tre uomini con barbe lunghe che hanno dichiarato «haram», illecita, la passeggiata che stava facendo con la sua fidanzata.

    A tremare non è solo l'Egitto. Martedì scorso, in Mali, è stata attaccata la moschea patrimonio dell'Unesco di Djingareyber. Un video sembra accusare un gruppo di islamisti e molti si chiedono perché i militanti dovrebbero distruggere monumenti che appartengono alla loro stessa cultura. «Hanno ordini divini di radere al suolo ogni tomba che supera i venti centimetri di altezza» spiega all'agenzia Ap un membro di un gruppo qaedista. «Vogliono evitare che i fedeli dirigano le loro preghiere verso i defunti piuttosto che verso Allah».

    www.ilmessaggero.it

     
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